L’emozione di Bressan: «Sarà un uomo del popolo»

Stupore e gioia i sentimenti del vescovo all’annuncio del nuovo papa: «Nomina inaspettata» Nel 2001 lo doveva incontrare in Argentina: tutto saltò per l’attentato alle Torri Gemelle


di Gianfranco Piccoli


TRENTO. «Un’emozione seguita da una grande gioia». L’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, si è inserito nell’elenco (lunghissimo, in verità) di quelli che hanno accolto con stupore l’elezione del papa argentino. Più la carta d’identità di Bergoglio che il pedigree sembravano escluderlo dall’elenco dei papabili. «Sì, mi aspettavo un nome che avrebbe governato la chiesa molto a lungo: non può essere il suo caso, vista l’età. Ma la sua nomina - ha detto ieri sera Bressan pochi minuti dopo l’habemus papam - porta l’esperienza incarnata della Chiesa, un vero uomo del popolo».

«Non ho mai conosciuto personalmente papa Francesco e non mi risulta sia mai venuto a Trento. In verità - racconta Bressan - avrei dovuto incontrarlo in Argentina nel 2001, in occasione di un viaggio che mi aveva portato dai discendenti degli emigrati trentini. Ma l’incontro era fissato il 12 settembre, il giorno successivo alla tragedia delle Torri Gemelle e l’appuntamento, ovviamente, saltò per far posto ad una celebrazione per le vittime». Chi ha, invece, incontrato più volte il futuro papa è monsignor Giulio Viviani, che ieri era a fianco del vescovo durante l’incontro con la stampa: «Ricordo anche quando fu nominato cardinale - ha detto Vivinai - ma non ho avuto con lui dialoghi particolari, anche perché si tratta di un uomo molto schivo e riservato».

Già nei suoi primi passi - e con il nome che lo accompagnerà nel papato - papa Francesco ha impostato un solco preciso: «La scelta del nome è emblematica del suo approccio - ha commentato l’arcivescovo di Trento - San Francesco d’Assisi, durante la visione, ricevette il mandato di restaurare la chiesa. Ma fu anche un santo molto legato alla Bibbia e alla lode della natura, oltre che un uomo del dialogo». Tutti hanno pensato al poverello di Assisi, ma monsignor Bressan ricorda anche San Francesco Saverio: «Missionario e gesuita, come il nuovo papa». Gesuita è sinonimo di conservatore? «Tutt’altro - risponde sicuro Bressan - i gesuiti sono 15.000 e hanno tante sensibilità. Pensiamo anche alla nostra Villa S.Ignazio, cui fanno riferimento ben 36 associazioni».

Viviani sottolinea un altro «dettaglio», che ai profani può essere sfuggito: «Si è presentato ai fedeli senza rocchetto e mozzetta (sopravveste bianca e mantellina ndr) e con una croce pettorale molto semplice». E molto lontana da quella tempestata di smeraldo verde che era pronta per essere indossata dal nuovo papa. «Si è presentato all’insegna della semplicità - ha continuato Viviani - come il parroco che si affaccia, prega e chiede preghiere»

Per la prima volta un papa gesuita. Per la prima un papa che viene dall’America, quella latina: «L’America latina significa entusiasmo, radicamento della fede aperta all’impegno sociale - spiega Bressan- una fede che parte, anche e soprattutto nel popolo, dalla lettura della Bibbia, cosa che invece avviene molto poco nelle regioni del nord-est d’Italia». Secondo il vescovo di Trento, dunque, un papa che porterà tante novità, ma senza allontanarsi dalla strada già imboccata da Ratzinger: «Senz’altro una nomina all’insegna della continuità».

Il primo incontro ufficiale tra monsignor Bressan e il nuovo papa avverrà quasi certamente ad aprile, in occasione della visita quinquennale che i vescovi hanno con la guida della Chiesa. Nell’occasione è previsto anche il pellegrinaggio diocesano, con l’udienza generale in piazza San Pietro.

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