il dramma

L’angoscia di Luisa Zappini: «Lassù dovevo esserci anch’io»

La compagna di Piazza attende una telefonata da 36 ore: «Sento che è impegnato nei soccorsi»


di Andrea Selva


TRENTO. Doveva esserci anche lei nella regione del Langtang (Nepal) a esplorare le forre più alte della terra, ma all’ultimo momento non è partita per un problema familiare. E ora ha trascorso le ultime 36 ore aspettando con ansia una telefonata (che ieri sera non era ancora arrivata) del compagno Oskar Piazza.

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Luisa Zappini, quando è stato l’ultimo contatto con la spedizione?

Sabato mattina presto, mezz’ora prima del terremoto. Poi più nulla. Ieri, nel corso della giornata, il telefono suonava, oggi non più.

Che idea si è fatta della situazione?

Conosco le difficoltà di comunicare da quella zona, perché le ho sperimentate di persona, con lunghi periodi in cui non era possibile stabilire un contatto. Penso che il telefono satellitare (quello utilizzato da Oskar e dagli altri membri della spedizione) non riesca a connettersi (come è avvenuto altre volte in passato) mentre è più difficile che abbiano problemi di batteria, visto che hanno i pannelli solari. Sono inoltre convinta che Oskar sia impegnato nel prestare soccorso alle persone in difficoltà. Una notizia confortante è che le condizioni meteo di ieri dovrebbero aver scoraggiato una discesa in forra, cioè la situazione più preoccupante in assoluto.

Alcune fonti di informazione parlano di una grande valanga proprio in quella zona.

Lo so, ma non mi sembrano attendibili perché da quanto ricordo il villaggio non era esposto a questo genere di rischio.

Come vive queste ore?

Con grande ansia e un senso di impotenza terribile perché purtroppo non posso fare niente. Aspetto notizie più precise mentre penso di raggiungere al più presto in Nepal i compagni con cui dovevo condividere la spedizione.

Quando sono partiti?

Oskar è partito il 13 aprile e doveva tornare il 3 maggio. Io avevo partecipato alle prime tre spedizioni e ho dovuto rinunciare all’ultimo momento per un problema familiare. A chi sostiene che sia una fortuna il fatto che non sia potuta partire replico che è proprio lì - in Nepal - il posto in cui vorrei essere in questo momento.

Quale è l’obiettivo di queste spedizioni?

Si tratta di un’esplorazione a cui Oskar teneva molto per conoscere (e documentare) le forre più alte della terra, a circa 5 mila metri di altezza. Per questo aveva coinvolto altri alpinisti, tutti esperti nella discesa nelle forre che fanno parte del gruppo nazionale del soccorso alpino. Al termine di questa spedizione - la quarta della serie - sarebbe seguita una relazione per comunicare quanto scoperto.

Chi è il padre di questo progetto?

Oskar. Abbiamo potuto contare sull’aiuto di alcuni sponsor, ma abbiamo contribuito a coprire le spese con i nostri risparmi e Oskar teneva molto a questo progetto.

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