L’addio di Maffioletti «Tradita da Forza Italia»

La pasionaria di Spini di Gardolo non si candiderà: «Io e Manuali mai invitati alle consultazioni di coalizione. Volevo Divina, non Cia e i suoi pannolini»


di Luca Marognoli


TRENTO. Lasciata fuori dalla porta, con il collega Giorgio Manuali, delle segrete stanze dove si sono svolte le (interminabili) consultazioni per la scelta del candidato sindaco. Dimenticata dal partito in cui milita come capogruppo a Palazzo Thun. “Tradita” dalla scelta di Cia, al posto di Sergio Divina.

Gabriella Maffioletti getta la spugna: dopo esserci autosospesa martedì sera dall'incarico di guida del gruppo berlusconiano, ha formalizzato ieri la sua fuoriuscita dal partito. Resterà in consiglio fino alla fine del mandato ma non si ricandiderà (e con lei, molto probabilmente, neppure Manuali). Eletta nelle fila della Civica di Morandini con 294 voti, impiegata nella ditta familiare specializzata in sistemi di cablaggio ed assemblaggio di materie prime, un passato da Osa (per 10 anni) alla casa di riposo di Trento, Gabriella Maffioletti annuncia il suo (momentaneo) ritiro con amarezza. «Mi prenderò qualche anno sabbatico. Ho dei progetti sul territorio nella libera imprenditoria...», dice. E sentire queste parole da lei, una abituata a non mollare mai la presa, fa un certo effetto. Qualcuno è riuscito nella (fino a ieri impensabile) impresa di farla tornare a casa e quel qualcuno - par di capire - sono i vertici del suo (ex) partito.

«Alle riunioni per scegliere il sindaco? Ci andavano Catanzaro, Bezzi e Zanetti», si sfoga. «I due consiglieri comunali che avrebbero avuto titolo non sono mai stati coinvolti. Ci hanno tenuto all'oscuro della trattativa. Solo alla fine siamo stati sentiti, ma nella sede del partito». Nel direttivo? «Macchè direttivo: in Forza Italia non c’è nessuna struttura. Ci sono solo i vertici: coordinatore provinciale e regionale... E dalle elezioni provinciali in poi nessuno ha organizzato niente. Ma la politica la si fa, non la si subisce e io non mi ci ritrovo in questo panorama. La campagna per il candidato sindaco andava organizzata in maniera partecipata e condivisa, soprattutto con quelli che in consiglio ci stanno: non puoi snobbare chi ha lavorato per anni. Siamo come capitan Schettino che va ad arenarsi sull'Isola del Giglio. Io che interpreto la politica come spirito di servizio mi sento costretta a ritirarmi...».

Maffioletti parla di «una riflessione iniziata da tempo: una parte di me è amareggiata, perché ho lavorato tanto e avrei preferito raccogliere i frutti, ma con questo gesto voglio mandare un messaggio forte al mio elettorato: la politica di oggi è assolutamente da riformare. Per fare entrare Progetto Trentino nella coalizione si è trovato un nome che subito, come per magia, ha trovato tutti d'accordo. Stanno già pensando agli assetti per le provinciali e sacrificano il Comune. Bruciando nomi come Divina, lo stesso Merler e Gerosa».

Il primo errore è stato fatto a monte, dice la pasionaria di Spini di Gardolo. «Ci volevano le primarie: dare al popolo uno strumento democratico con cui esprimersi sarebbe stata la cosa più sensata nel momento in cui i politici sono visti come una casta che si fa viva solo nel periodo elettorale. Poi bisognava trovare un candidato autorevole, che per me era Divina. Lui poteva essere il filo conduttore tra la Lega di Salvini, che parla alla pancia dei cittadini, e quell'elettorato moderato e cattolico in cui si riconoscono i trentini. Il mio bacino elettorale lo avrebbe sostenuto e con lui mi sarei candidata. Cia? Le priorità di Trento sono il sociale, le politiche giovanili e il lavoro, non conigli e pannolini...».













Scuola & Ricerca

In primo piano