L’addio di Durnwalder «La Regione? Morta»

Ultima giunta del presidente dopo 25 anni: adesso tocca a Kompatscher «Chiusa la mia epoca» I rapporti con il gruppo italiano: «Scommessa vinta»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. La sala stampa di Palazzo Widmann con i posti esauriti e il pienone delle occasioni speciali, compresi alcuni cittadini venuti a dare una occhiata. Dopo 25 anni è veramente arrivata la fine dell’èra Durnwalder. «Ma non sono triste, no. Quando ho deciso di non ricandidarmi sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Tutto ha un inizio e una fine», annuncia, tenendosi alla larga dalla commozione (ma un po’ commosso lo è, alla fine), «abbiamo avuto momenti belli e momenti difficili, è stato un bel periodo. Adesso inizia una nuova fase della mia vita e ho voglia di sposarmi». Ieri mattina l’ultima seduta della giunta provinciale e la conferenza stampa con i giornalisti. Luis Durnwalder resterà in carica come presidente provinciale fino a questa mattina, quando il consiglio provinciale si riunirà per eleggere il nuovo presidente Arno Kompatscher. Insieme a Roberto Bizzo e Martha Stocker, Durnwalder resterà invece insediato nella giunta regionale fino alla nomina del nuovo esecutivo.

Il saluto ai colleghi. La giornata è iniziata con la seduta di giunta. L’ultimo fascio di delibere da approvare e poi via ai saluti. Durnwalder consegna agli assessori una medaglietta d’argento con la sua immagine. «Non le ho pagate con i fondi riservati, così Schülmers (il procuratore della Corte dei Conti) può stare tranquillissimo», ironizza. Ai colleghi assessori ricorda i 25 anni trascorsi come presidente, alcune difficoltà incontrate che oggi fanno sorridere (il braccio di ferro sulla costruzione della Mebo). Adesso va di moda il lavoro in team, sorride in giunta (stoccata al successore?), ma in fondo anche con il suo stile «c’è stato un lavoro di squadra». Poi ammette che tornando indietro avrebbe curato di più i rapporti personali con i colleghi, invece di lavorare, lavorare e ancora lavorare. Lo ribadisce anche in conferenza stampa: «Qualche assessore a volte ha abbandonato le sedute ma alla fine solo il 2,8% di delibere è stato approvato con astensioni o voti negativi». Luis Durnwalder, 72 anni, il successore di Silvius Magnago, in consiglio provinciale per 40 anni, presidente provinciale da 25 anni, ha vissuto «9075 giorni da presidente, con 1200 conferenze stampa per illustrare le decisioni della giunta, circa 110mila delibere assunte sotto la mia guida».

Il successore. Durnwalder è stato un giovane neo presidente (aveva 48 anni) e lascia il testimone a un successore ancora più giovane. Su Arno Kompatscher (42 anni) spende parole di fiducia e stima: «Ha la preparazione morale e tecnica per portare avanti i nostri programmi e aprirne di nuovi. Molto dipenderà dalla situazione finanziaria che dovrà gestire, ma saprà trovare la strada giusta. L’importante è che Kompatscher trovi la sua via, sbaglierebbe a imitare me, come io non imitai Magnago». Lo scarto generazionale non è fatto solo di anni: «Apparteniamo a epoche diverse. Io ho conosciuto un Alto Adige poverissimo, mentre quello di Kompatscher è benestante. È naturale che veda le cose diversamente e che i progetti vadano calati nel proprio tempo».

Il gruppo italiano. Durnwalder ha avuto un buon rapporto con il gruppo italiano, ma rivendica i suoi meriti: «La prima volta che sono andato in Zona mi hanno fischiato. Poi hanno capito che mi sforzavo per ottenere buoni risultati. Quando dicevo dei no, era perché non potevo dire sì. All’inizio non è stato facile, ho dovuto imparare a conoscere il gruppo italiano».

Le alleanze. È mai stata possibile una alleanza nazionale o locale con il centrodestra? No «Quando è finita la Dc guardavamo con interesse a una nuova formazione centrista, ma sono entrate persone con un passato di destra-destra, come Fini, tutt’altro che fautrici delle autonomie locali. A livello locale poi ci fu la famosa frase sul tricolore nei masi (di Michaela Biancofiore)... E insomma, ho pensato che non si potessero fare coalizioni, anche perché abbiamo avuto una alternativa con il centrosinistra, visto che possiamo dire che lo stesso Andreotti fosse più vicino al centrosinistra che al centrodestra».

La Regione. Un aneddoto sui rapporti con Trento: «Sono felice di avere instaurato solidi rapporti con Trento, nel nome dell’autonomia. Diciamoci la verità, la Regione è morta, ma andai da Malossimi e gli dissi “il Los von Trient” è finito, dobbiamo collaborare».

L’università. La costruzione della Lub è stato un campo di battaglia. Durnwalder ammette la contrarietà iniziale e la sfida nella Svp per la fondazione: «Mi considero un fondatore della Lub. Come Magnago, ero contrario a ogni ipotesi di sbarco a Bolzano dell’università di Trento, perché sarebbe stata una macchina di assimilazione. Ma con l’arrivo delle competenze ho cambiato idea e la Lub è per me un orgoglio».

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