L’accoglienza dei migranti spacca i partiti 

Leu: «Vanno accolti anche quelli economici». La Lega: «Prima gli italiani». Il Pd: «La linea Minniti ha ridotto gli sbarchi»


di Fabio Peterlongo


TRENTO. «Le migrazioni sono colpa degli occidentali che esportano guerre e armi», per Liberi e Uguali. «Via tutti i clandestini, controlli rigorosi al confine», per la Lega. «Proseguire la linea Minniti che ha fermato gli sbarchi», per il Pd. «Un piano Marshall per l'Africa che ne promuova lo sviluppo», per Forza Italia.

L’immigrazione ha rappresentato il tema centrale della campagna elettorale, quello su cui si sono creati dibattiti infuocati, anche alla luce del disagio di consistenti fasce di popolazione. L'offerta politica si è divisa, anche se è diffuso in maniera trasversale alle maggiori forze un atteggiamento «securitario», in grado di rassicurare l’elettorato spaventato.

Abbiamo sentito Elena Testor, candidata al Senato per Forza Italia in Valsugana; Vanessa Cattoi, candidata alla Camera per la Lega a Rovereto; Elisa Filippi, capolista del listino regionale del Partito democratico; Renata Attolini, candidata alla Camera per Liberi e Uguali a Trento. Tra le candidate è unanime l'accordo sulla necessità di rivedere la Convenzione di Dublino, il trattato europeo che stabilisce che a doversi far carico della richiesta d'asilo e lo stato di primo ingresso (nei fatti, Italia e Grecia). Un tratto comune è il richiamo a un maggiore coinvolgimento dell'Europa in vista di una migliore redistribuzione dei richiedenti-asilo: nonostante gli accordi, molti paesi (soprattutto del Centro-Est Europa) si sono poi tirati indietro. Le differenze tra le forze politiche sono tuttavia significative: se per Cattoi «un paese può permettersi di ospitare stranieri solo quando i suoi cittadini stanno bene», per Attolini «non esiste una distinzione tra migranti economici e politici, anche chi fugge dalla miseria ha il diritto di essere accolto». Elisa Filippi rivendica l’azione di Minniti: «In un anno gli sbarchi sono calati del 37% ed ora identifichiamo le persone prima che attraversino il mare». Elena Testor rilancia l'idea del Piano Marshall per l'Africa assieme alla necessità di rimpatri più semplici: «Servono accordi vincolanti con i paesi di provenienza».













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