L'abbraccio di Trento ad Andrea Castelli

L'attore ha presentato il libro “Scusi, il teatro? Zinghenant travels e fogli persi”



TRENTO. Sorridere e riflettere, emozionarsi e pensare. In un brillante incontro partecipato, che ha visto il pubblico divertito e attento, assieme all’editore Paolo Curcu e al giornalista Carlo Martinelli, con la partecipazione del sindaco Alessandro Andreatta, che gli ha consegnato una targa, Andrea Castelli ha presentato il libro “Scusi, il teatro? Zinghenant travels e fogli persi” (Curcu & Genovese, 12 euro, 138 pagine), da pochi giorni in libreria.
Emozioni, riflessioni, ricordi, pensieri e risate sono stati protagonisti dell’incontro, che si è aperto tra saluti, abbracci, autografi e richieste di dediche sulle copie del libro. Amici, qualche compagno di scuola e tanti curiosi ieri nel tardo pomeriggio non hanno voluto mancare all’appuntamento nella sala Falconetto di Palazzo Geremia, per festeggiare assieme all’autore l’uscita del libro. Come ha svelato il noto attore “a tutto tondo”, autore e doppiatore trentino, la prima parte del volume, quella che “prevale”, raccoglie 16 racconti nel dialetto di Trento. «Scrivo nel mio dialetto, cercando di usarlo correttamente», dice Castelli, ma non vuole sentir dire “Se l’è en dialet se ride”. Spiega infatti: «È un pericoloso assioma». La seconda sezione è invece in italiano, con protagonisti nove «racconti bizzarri: ho scritto cose strane, ho eliminato quelle che potevano essere normali», ha scherzato l’autore. «Mi sono fatto questo regalo per i 60 anni», ha aggiunto, proponendo la lettura di due brani tratti dal volume: il primo aneddoto ha molto divertito il pubblico, che lo ha immaginato entusiasta diciottenne capoclasse, schierato contro gli sterili nozionismi, alle prese con la richiesta della professoressa dello studio mnemonico di tre terzine del Paradiso e ogni volta che ora prepara lo studio di un nuovo copione gli torna in mente. Altro episodio, quello che lo ha fatto impaurire in occasione di una uscita notturna tra i vicoli di Genova.
«Si esprime con uno dei linguaggi più ricchi, quello del teatro», ha commentato il sindaco Andreatta, sottolineando come Castelli sia capace di far sorridere, riflettere, emozionare. E così «all’artista della parola, straordinario interprete, coscienza critica della società», il sindaco ha consegnato una targa raffigurante un’immagine di piazza Duomo. Un’occasione quella di ieri, anche per riflettere sul teatro e sull’ultimo spettacolo proposto, “Avevo un bel pallone rosso”, in cui Castelli interpreta la parte di Carlo Cagol, padre della brigatista Mara. Undici le date bolzanine, due le settimane in cui verrà proposto a Roma al teatro Eliseo e altrettante a Milano, come ha anticipato Castelli, mentre a Trento, ha confermato fra lo stupore e l’amarezza del pubblico, sono previsti solo tre appuntamenti.

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