Kaswalder: «Mart e Muse? Ne basta soltanto uno»

Kaswalder: «Non ripetiamo l’errore del ’93, ora non mettiamoci a fare la corsa alle careghe. Rossi? Ha sempre anticipato i tempi»


di Chiara Bert


TRENTO. Walter Kaswalder, 57 anni, ne aveva 18 quando entrò nel Pptt, chiamato da Enrico Pruner che glielo propose un giorno fuori dalla chiesa di Vigolo Vattaro. Dal ’78 si è fatto tutte le elezioni da candidato («Non c’era mica la fila di oggi per entrare in lista»), escluso il 2008 quando era presidente della commissione elettorale. Nel partito ha scalato le posizioni: prima segretario, oggi presidente. Funzionario della Cassa Rurale di Trento, dal 2000 è sindaco di Vigolo. E il 27 ottobre ce l’ha fatta: eletto consigliere provinciale con 4278 preferenze, terzo dietro Dallapiccola e Moltrer, nell’exploit Patt.

Kaswalder, se l’aspettava questo risultato?

Io ho fatto campagna elettorale porta a porta. Con la crisi che morde, la gente è sfiduciata dalla politica nazionale, tra destra e sinistra c’è poca differenza. Ha visto nel Patt una scommessa, ci ha dato fiducia e adesso non possiamo sbagliare, l’ho detto anche a Ugo Rossi.

Cosa intende che non potete sbagliare?

Dobbiamo dare risposte, subito. Tagliare la burocrazia, non è possibile dover aspettare due mesi per ottenere un’autorizzazione. Quando manca la politica l’apparato prende forza e la burocrazia si autoalimenta. E poi dobbiamo tagliare i costi della politica, meno consulenze, valorizziamo i dipendenti pubblici. E le risorse mettiamole tutte per sostenere il mondo produttivo.

Il Patt ha di nuovo un presidente autonomista con un Patt molto forte. Con quali ambizioni per la giunta?

L’ho detto e lo ripeto. Non dobbiamo rifare l’errore del ’93, quando ci fu la corsa ai posti di potere. Dopo 5 anni gli elettori ci hanno rimandato a casa. Oggi dobbiamo saper fare squadra, siamo in 7 più il presidente. Da fare ce n’è per tutti e ai più giovani dico che è giusto fare la gavetta, ci sarà tempo, con un Patt forte, per gli incarichi.

Andrà bene qualunque scelta faccia Ugo Rossi?

A Rossi abbiamo dato fiducia, al di là dei ruoli che sceglierà per ciascuno.

Quanto ha contato nella vittoria il candidato presidente?

Rossi è uno che ha sempre anticipato i tempi e se il Patt ha avuto questo risultato lo dobbiamo anche a lui. Su alcune scelte io l’ho anche criticato, ma riconosco che ha delle intuizioni. L’importante è che non si faccia condizionare da nessuno.

Il nuovo corso di Rossi riuscirà a stare insieme con l’anima più tradizionale del Patt?

Sono due anime che possono convivere benissimo. Bisogna guardare al futuro sapendo da dove veniamo. Faccio un esempio: il futuro del Trentino è nell’agricoltura e nel turismo, ma anche chi fa turismo e agricoltura deve imparare le lingue. La ricerca va benissimo, ma deve avere ricadute sul territorio. E che senso ha avere il Mart e il Muse per un territorio di 500 mila abitanti? Non ne bastava uno?

Sugli aiuti internazionali lei sta con Rossi o con Moltrer?

Dobbiamo calibrare le risorse. Ci sono trentini che vanno a prendere i pacchi viveri, dobbiamo aiutare la nostra gente. E non possiamo permetterci famiglie con 3-4 figli che prendono il reddito di garanzia e non lavorano. Questa gente deve andare alle 8 di mattina in Comune e fare lavori socialmente utili.

Lei è da sempre contro le Comunità di valle. Rossi vuole tenerle e riformarle.

La riforma del 2006 è superata, oggi non ci sono più le risorse. Serve una riforma istituzionale che parta dal basso, 217 Comuni sono un lusso che non possiamo più permetterci, ne abbiamo 60 con meno di 500 abitanti. Io penso che la conferenza dei sindaci possa bastare per gestire i servizi sovracomunali, senza ulteriori costi.

Lei ha sempre sofferto l’alleanza con il Pd. Oggi come la vede? Il Patt è stabilmente nel centrosinistra o in futuro potrebbe fare scelte diverse?

La risposta l’hanno data gli elettori, tornare indietro sarebbe sbagliato. Qualche discussione ci sarà, la politica è mediazione. Io mi troverei bene con un Pd alla Renzi.

Se le civiche avessero ottenuto un risultato più forte qualche tentazione l’avrebbe avuta?

Dall’altra parte c’era il vuoto. E poi basta vedere chi è entrato in consiglio, sono sempre i vecchi marpioni, altro che il nuovo.

Da Dominici a Tamanini, c’è chi dal Patt è uscito.

Le battaglie si fanno dentro il partito. Chi se ne va per fondare altre liste, per me sbaglia sempre.

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