SOTTO SCORTA

Jobs Act, minacce al trentino Taddei

Il responsabile economico del Pd, ora professore a Bologna, ha ricevuto telefonate inquietanti. Il Viminale gli ha assegnato una tutela per proteggerlo



TRENTO. Da alcune settimane è stato messo sotto tutela. Sul web giravano ormai da molto tempo minacce nei confronti di Filippo Taddei, responsabile economia del Pd e impegnato a elaborare il Jobs Act. Negli ultimi tempi le minacce si sono intensificate tanto che il professore ha ricevuto anche telefonate inquietanti e, poi, sarebbero stati trovati anche biglietti minatori nei pressi di casa sua. Per questo il ministero dell’Interno ha deciso di metterlo sotto tutela. Non si tratta di una scorta vera e propria, ma Taddei verrà seguito da un poliziotto in ogni suo spostamento. Il responsabile economico del Pd è per metà trentino. Infatti è il figlio dell’avvocato Sergio Taddei che aveva lasciato Trento per studiare giurisprudenza a Bologna, città dove poi è rimasto per esercitare la professione. A Trento, invece, è tornato lo zio di Filippo, il noto avvocato civilista Marcello.

Taddei, classe 1976, sposato con tre figli , invece ha scelto la strada dell’economia ed è arrivato ben presto alla cattedra nella sua Bologna. Insegna, infatti, alla Johns Hopkins University. Ancora frequenta molto spesso Trento dove la sua famiglia ha la casa delle vacanze sul Bondone. La sua ascesa in politica è abbastanza recente. Dato per vicino a Pippo Civati, è stato chiamato dal segretario Matteo Renzi nella segreteria del Pd dove gli è stata affidata la responsabilità dell’economia. Proprio in questa veste è tra i padri di quello che viene chiamato Jobs Act, ovvero la delega al governo a regolare diversamente il diritto del lavoro. Il punto di questa delega che crea maggiori polemiche, e anche resistenze da parte dei sindacati, è l’abolizione di quel che resta dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Se questa norma dovesse essere approvata, per i datori di lavoro sarà possibile licenziare anche senza giusta causa. Per questo, la norma viene contestata sia dalla minoranza del Pd che dai sindacati e dai partiti di opposizione, soprattutto di sinistra.

Le minacce a Taddei sono iniziate proprio quando è esplosa la polemica sul lavoro, in un momento il cui il professore trentino-bolognese è molto esposto, anche mediaticamente. Sono state subito adottate le contromisure. Oltre alla tutela disposta dal Viminale, la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti.

Subito è giunta un’ondata di solidarietà nei confronti del giovane professore. « Le minacce a Taddei sono un fatto grave e ingiusto. Mi dispiace», ha detto a margine di un convegno il sindaco di Bologna, Virginio Merola. «Non ne addebito la responsabilità a chi in modo trasparente, anche se io non condivido, si oppone al Jobs Act. Però attenzione tutti, che il giacimento degli imbecilli è sempre a disposizione. Attenzione ai toni che usiamo. Il conflitto è democratico, lo sciopero è democratico, ma attenzione che ci sono gli imbecilli in giro».

Solidarietà anche dal presidente della Confindustria emiliana Alberto Vacchi: «Pensare che ci debbano essere criticità di questo tipo è allucinante. Proprio ora che si è trovato un accordo anche nel Pd sui contenuti della riforma. Credo che una quadratura si possa trovare. Per questo quello che è accaduto è sconcertante».

Il timore è che il clima rovente accenda gli spiriti più bollenti e che prima o poi ci sia un qualche incidente. Anche i parlamentari del Pd hanno scritto una nota con la quale hanno manifestato la massima solidarietà a Taddei: «Le minacce che ha ricevuto rappresentano una intimidazione inaccettabile. Chi le ha rivolte a Taddei vuole strumentalizzare il confronto sociale che è in atto per cercare consenso alla propria violenza. I lavoratori ed i cittadini sapranno respingere questo tentativo, anche oggi, come è stato in passato». Adesso la speranza è che si raffreddino gli animi al più presto.













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