«Intossicato alla Ganzega ora chiedo i danni»

La disavventura di un giovane di Vallarsa ricoverato all’ospedale dopo la cena a base di bue colpito da salmonella, pancreatite acuta e insufficienza renale


di Giancarlo Rudari


MORI. Oltre al dolore, c’è tanta amarezza nelle parole di Oscar Morin, anche lui tra le 120 “vittime” della cena a base di bue alla Ganzega di Mori: «Non basta tutto quello che ho passato dal punto di vista fisico. Sono amareggiato perché nessuno degli organizzatori si è fatto vivo, si è interessato delle mie condizioni. E ora chiederò un risarcimento dei danni subiti». Morin, 28 anni, geometra di Vallarsa, è uscito da pochi giorni dall’ospedale dove è stato ricoverato per l’intossicazione alimentare. Un ricovero durato otto giorni «dopo che per due volte ero stato mandato a casa».

Oscar la sera del 22 settembre si era seduto ai tavoli della Ganzega di Mori in piazza Cal di Ponte per mangiare il bue allo spiedo. Una scelta che per lui (ma non per tutti visto che in piazza sono state distribuite oltre 500 porzioni) è stata disastrosa. «Il giorno dopo mi sono sentito male: vomito, dissenteria e febbre alta fino a 40 gradi. Mi sono rivolto al pronto soccorso - racconta - dove mi hanno dato una cura e mandato a casa». Ma nonostante le medicine i sintomi dell’infezione alimentare non sparivano. Anzi, diventavano sempre più acuti: «Avevo sempre febbre, scariche continue, mal di stomaco. A questo punto mi sono rivolto di nuovo al pronto soccorso e quindi dal mio medico. Ma nonostante le medicine la situazione non migliorava. In dieci giorni sono calato otto chili».

Il tempo passa, ma non i sintomi. Il 3 ottobre nuova visita e quindi ricovero. «In ospedale sono andato avanti a flebi su flebi con antibiotici: non ce la facevo più. Dai risultati delle analisi - spiega il giovane della Vallarsa - mi è stato detto che avevo contratto la salmonella particolarmente virulenta, la setticemia, una pacreatica acuta e, come non bastasse, anche un’insufficienza renale. Finalmente a furia di cure mi sono ripreso e giovedì mi hanno mandato a casa con una prognosi di 15 giorni».

Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio. Perchè se un po’ alla volta Oscar Morin si sta riprendendo gli rimane la rabbia e l’amarezza di essere stato “abbandonato”: «Gli organizzatori dicevano che si sarebbero fatti sentire, ma non solo non ho visto nessuno, ma nemmeno si sono fatti sentire. E per tutto quello che ho passato e per il tempo che non sono andato al lavoro ho deciso di chiedere un risarcimento danni».

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