Infiltrazioni mafiose: a Riva salta l'appalto

Il restauro del capitello all'impresa seconda classificata



RIVA. Oltremodo tormentata l'assegnazione del restauro del capitello di san Giacomo ceduto dalla parrocchia al Comune che s'è impegnato a restaurarlo. Redatto dall'architetto Rigo il relativo progetto e stanziati i 100 mila euro a copertura della spesa prevista, gli uffici hanno avviato l'appalto dei lavori. Dopo il sondaggio informale fra 5 ditte del settore, l'offerta migliore è arrivata dalla Gap (Generale Appalti pubblici), un consorzio che raggruppa quasi 300 imprese sparse per tutt'Italia ed ha sede legale a Firenze, che s'è impegnata a fare il lavoro con un ribasso del 34,621% sui circa 76mila euro previsti a base d'asta, e quindi per poco più di 50 mila euro, ed ha indicato in un'impresa di Este l'esecutrice materiale del restauro.

La grana è scoppiata ai primi di luglio: quando s'è trattato di firmare la consegna lavori s'è presentato il rappresentante dell'impresa di Este, ma non il responsabile della Gap, unico titolato a sottoscrivere l'impegno. Quattro giorni più tardi, e tre prima della data fissata per la seconda convocazione, la Gap ha comunicato di non poter presenziare per «inderogabili e severissimi impedimenti», relativi a «problematiche riscontrate in merito ad alcune consorziate». In pratica alcune delle imprese consociate erano sospettate di infiltrazioni mafiose: il che ha indotto la prefettura di Firenze a vietare al consorzio qualunque attività. La giunta, nel rispetto delle procedure previste in simili casi, ha provveduto a revocare l'aggiudicazione e nei prossimi giorni assegnerà il lavoro alla seconda classificata, l'impresa Ampelio Pederzolli.













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