«Inceneritore, una fine annunciata»

Rizzoli di Nimby: «Bolzano ha molto da imparare dal Trentino». Andreatta: «Aspettiamo di leggere il decreto»


di Luca Marognoli


TRENTO. Una fine annunciata. Adriano Rizzoli, presidente di Nimby Trentino, non sembra affatto colpito dalla sortita del ministro dell’ambiente Clini che ha predisposto un decreto, ora al vaglio dell’Unione europea, in grado di mettere la parola fine alla storia infinita dell’inceneritore. «Non credo che Pacher abbia mai creduto veramente che quella dell'inceneritore fosse una strada praticabile. Da due o tre anni ci sono segnali che lo dicono, lo stesso bando di gara aveva delle falle non indifferenti, poi c’è stata la rinuncia di Dolomiti Energia. Chi voleva leggere la situazione poteva capirlo».

Ma il più acerrimo avversario dell’impianto di Ischia Podetti non stappa bottiglie di spumante: «No, assolutamente. Occorre fare un ragionamento sulla gestione dei rifiuti e il dibattito sull'inceneritore ha elevato la qualità delle argomentazioni. Dobbiamo investire sulle due “R”: riduzione e riciclo. E' chiaro che servono organizzazione, metodo, strumenti, ma il Trentino è sulla strada giusta: siamo appena sotto il 70% di differenziata e possiamo arrivare al 75%. Anche Pacher, proprio al Trentino, pochi mesi fa parlò di gassificatore. Il consorzio Priula, nel Trevigiano, su un bacino di diverse centinaia di migliaia di abitanti, ha raggiunto i 51 chili annui pro capite di residuo secco (rsu): noi siamo a cento e rotti, ma in Val di Fiemme sono scesi a 55. Ipotizzando di arrivare a livelli simili e rapportandoli ai nostri 600 mila abitanti equivalenti, scenderemmo a 30 mila tonnellate annue...». Un decimo dell’ipotesi iniziale, che prevedeva un inceneritore da 330 mila tonnellate. «Risultati simili si ottengono se ci credi e ti applichi per raggiungerli. La prerogativa importante del Trentino è che si è andati avanti su strade parallele: mentre altrove ci sono multi-utility che boicottano il porta a porta, qui da noi abbiamo assistito a una situazione schizofrenica: si insisteva sull’inceneritore e intanto si proseguiva con un sistema di raccolta differenziata che ha dato risultati. Teniamo conto che il quantitativo di rifiuti bruciati deve essere costante per almeno 20 anni, tanto è vero che le sei imprese interessate se ne sono rese conto: non c'è immondizia per le loro tasche».

Il presidente di Nimby non guarda solo al suo “cortile” ma anche a quello dei vicini: «Abbiamo da insegnare molto all'Alto Adige: pensiamo allo scandalo Sel. Come si spiega che a Bolzano stiano costruendo un inceneritore da 130 mila tonnellate? La Provincia ne ha sorprendentemente agevolato l’iter, ma non si capisce chi lo paghi». Il passo successivo è andare al quarto aggiornamento del piano rifiuti: «Il terzo risale a 6 anni fa e dobbiamo rivedere i numeri. Cinquecento persone hanno digiunato 2.400 giorni per sensibilizzare su una politica dei rifiuti diversa: ora vogliamo dire la nostra».

Attendista il sindaco Alessandro Andreatta: «Pacher mi aveva informato sul decreto legge Clini. Il documento non parla di differenziata, ma dice che bisogna sfruttare ancora di più il rifiuto residuo, da utilizzare come combustibile per alimentare centrali termoelettriche o cementifici, in alternativa ad altri propellenti. Ma il decreto ancora non c’è e non posso prospettare nessuno scenario, finché non l’avrò letto». Il bando per l’inceneritore è congelato? «Il bando è fermo per approfondimenti - risponde il sindaco -: questa novità non ci sta facendo perdere tempo».

Intanto il senatore del Carroccio Sergio Divina plaude alla decisione di Clini e parla di passo indietro della Provincia: «La Lega aveva ragione nel chiedere una sospensione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano