Inceneritore, allarme banche: timori per i finanziamenti

Provincia e Comune ora si affidano ad un esperto per approfondire la sostenibilità dell’investimento


di Chiara Bert


TRENTO. Le aziende lo avevano scritto più di un anno fa, interpellate dal Comune sulle ragioni della loro marcia indietro nella gara per l'inceneritore: «Non ci sono sufficienti garanzie per ottenere i finanziamenti delle banche». Un anno e mezzo dopo il flop del bando, il problema è ancora tutto lì, anzi è aumentato: perché le banche, che già a fine 2010 faticavano a elargire credito per realizzare un’opera da 110 milioni di euro, oggi hanno definitivamente chiuso i cordoni della borsa. Lo hanno fatto per i mutui casa, per le piccole e medie imprese che da mesi lamentano l'impossibilità di accedere ai prestiti: uno scoglio che si presenta ancora più insormontabile considerata la portata finanziaria del termovalorizzatore di Ischia Podetti.

Provincia e Comune hanno quindi deciso di affidarsi ad un esperto esterno per approfondire quello che tecnicamente si definisce “bancabilità” dell'investimento, ovvero la sua sostenibilità finanziaria e le garanzie da offrire alle banche perché finanzino i privati. «Vietato sbagliare una seconda volta», è il mantra che tra Piazza Dante e palazzo Thun viene ripetuto da un anno e mezzo a questa parte. Il nuovo bando non potrà andare incontro ad un nuovo fallimento e per questo è necessario che venga costruito con tutte le cautele del caso.

Ecco spiegato – semmai ce ne fosse bisogno – il ritardo che si è accumulato da fine 2010 ad oggi. Sei mesi di rinvio, fu la prima stima accreditata quando la gara per l'inceneritore andò deserta. Oggi siamo arrivati a 17 mesi e del nuovo bando non c'è ancora traccia. A fine gennaio l'assessore provinciale all'ambiente Alberto Pacher indicava in un mese e mezzo il tempo necessario per chiudere la partita. Ma già allora tra i tecnici, più realisti, si sosteneva che per vedere il bando di gara si sarebbe dovuta aspettare l'estate. Previsioni che si rivelano confermate.

Ma qual è esattamente il problema con le banche? Lo dissero a suo tempo i privati interessati a realizzare l'inceneritore di Trento. «L'impianto ha bisogno di rifiuti e non ci sono le garanzie che quelli trentini basteranno per alimentarlo», era stata la sostanza delle risposte delle aziende al Comune che le aveva interpellate per capire cosa non avesse funzionato e per correggere la rotta. Non solo la tariffa prevista non basta a sostenere le spese di investimento e mancano certezze sul rendimento energetico dell'impianto. La motivazione di fondo, ribadita a più riprese, è che i requisiti del bando non garantivano la sostenibilità finanziaria dell'investimento. Mancano garanzie sul conferimento dei rifiuti. Scriveva un'impresa: «Vi erano perplessità in ordine alla garanzia e certezza sui flussi dei rifiuti che non rendevano sostenibile l'iniziativa». E un'altra: «A fronte di una richiesta di finanza di progetto le banche pongono come condizione irrinunciabile la garanzia del conferimento del rifiuto all'impianto. Solo così, può essere garantita la sostenibilità del piano finanziario. Nel bando non solo non viene garantito il conferimento di rifiuto, ma qualora diminuisse l'indifferenziato, la tariffa dovrebbe essere ritrattata al ribasso».

Nel mirino c’è poi l'obbligo (previsto dal bando) di realizzare due linee di combustione, anziché una: per i privati è evidente che sarebbero sottoutilizzate. E soprattutto il problema della tariffa pagata al gestore (110 euro a tonnellata), giudicata troppo bassa, non sufficiente per rientrare dagli investimenti e dai costi. Tutti aspetti sui quali Provincia e Comune hanno già deciso di intervenire nel nuovo bando: innanzitutto accollandosi una parte delle spese che prima avrebbe dovuto sostenere il privato, a partire dalla messa in sicurezza delle pareti rocciose, poi ammorbidendo le prescrizioni sugli impianti-modello. Basterà a convincere i privati che quello dell’inceneritore è ancora un business?

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