il pm chiede l’archiviazione, il giudice di no

«Incarichi fantasma», inchiesta su «LaVis»

TRENTO. Per la procura si dovrebbe archiviare, ma per il giudice Carlo Ancona no. Secondo lui il reato c’è e si tratta di emissioni o utilizzo di fatture inesistenti. E il caso giudiziario riguarda...



TRENTO. Per la procura si dovrebbe archiviare, ma per il giudice Carlo Ancona no. Secondo lui il reato c’è e si tratta di emissioni o utilizzo di fatture inesistenti. E il caso giudiziario riguarda la cantina LaVis. Indagati in tre: il presidente della cantina Roberto Giacomoni, l’ex direttore generale Fausto Peratoner e l’ex vice Cesare Andermarcher. Ieri mattina Ora i loro legali (Luca Pontalti e Marco Stefenelli) hanno venti giorni di tempo, ossia fino alla vigilia di Natale, per depositare le memorie e poi Ancona prenderà la sua decisione. Ma qual è la questione? Per raccontarla bisogna partire dal 2005 anno in cui LaVis acquista Casa Girelli e viene dato vita ad un nuovo consiglio d’amministrazione del quale, oltre ai due fratelli Girelli, fanno parte Giacomoni, Peratoner e Andermarcher. Nella prima riunione viene concordato il nuovo assetto e vengono determinate le indennità di carica per Paratoner e Andermacher che sono chiamati a svolgere per Casa Girelli le stesse funzioni che hanno a LaVis. Per loro si tratta di un raddoppio dell’incarico per il quale è previsto che Girelli paghi a LaVis 345 mila l’anno a testa. Le fatture che entrano nel fascicolo della procura sono 5 e coprono l’arco temporale che va dal 2005 al 2009. Due sono da 345 mila euro e 3 da 690 mila. Se per il giudice si tratterebbe di fatture per operazioni inesistenti, la difesa sottolinea come sia stato fatto tutto nella massima trasparenza, informando tutte le persone del caso, come ad esempio il collegio sindacale..

Si è trattato - dicono - di operazioni intragruppo usando una previsione prevista dal codice civile, ossia quella dei vantaggi compensativi che prevede che si «sacrifichi» una società per il bene del gruppo. E nel caso concreto Casa Girelli, occupandosi della commercializzazione dei prodotti, aveva molta più liquidità rispetto a LaVis che invece si curava degli investimenti e delle nuove acquisizioni. Tutto sarebbe stato dunque assolutamente regolare e dichiarato con delle fatture alle quali corrispondevano comunque degli incarichi previsti e approvati. La procura penale non è l’unica ad occuparsi del caso. Un fascicolo, sulle stesse situazioni, è aperto anche sul tavolo della commissione tributaria di primo grado che ha aperto un procedimento per supposte elusioni.

Come detto la procura - il fascicolo è del sostituto Pasquale Profiti - dopo aver esaminato le carte aveva chiesto l’archiviazione del procedimento ma manca ancora il «sì» deciso da parte del giudice. Che a questo punto deciderà sul caso che coinvolge la cantina di LaVis certamente dopo Natale visto che il termine ultimo per il deposito delle memorie difensive è stato fissato alla vigilia di Natale, al 24 dicembre.













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