In valle dei Mòcheni torna il rito della “Stella” 

Saranno i primi nati del nuovo millennio i protagonisti della bella tradizione  che si perde nei secoli. A Palù del Fersina si comincia stasera, poi a Fierozzo


di Roberto Gerola


VALLE DEI MOCHENI. Saranno i primi nati del nuovo millennio quelli che seguiranno la “Stella” in valle dei Mòcheni. Secondo la tradizione che si perde ormai nei secoli, saranno i nati nel 2001, chiamati in mòcheno “Millennals”, ad essere protagonisti nelle serate del primo dell’anno e poi dell’Epifania a Palù del Fersina e a Fierozzo.

Per la verità, a Palù del Fersina la “stella” esce per le vie e i masi del paese anche l’ultimo dell’anno. Quasi a voler chiudere con un messaggio di speranza, di pace e di serenità l’anno e con gli stessi sentimenti, aprire quello nuovo, il giorno successivo. A Palù del Fersina, i nati nel 2001 si sono limitati a Giulia Jobstraibizer, ma per confermare il fatto che si è mòcheni anche se si nasce fuori dal territorio comunale, è stato recuperato anche Simone Petri (figlio di genitori mòcheni trasferitisi altrove). I due giovani sono stati “presentati” recentemente alla comunità nel corso dell’annuale festa dell’anziano. Più consistente invece il gruppo di nati nel 2001 a Fierozzo, dove sono una decina. La “stella” sarà per loro, per i coscritti (Koskrötn, in mòcheno), che solamente con il primo dell’anno potranno portare in testa il “kronz”, un copricapo tutto particolare con le piume del gallo forcello, palline colorate, fiorellini eccetera che viene confezionato per l’occasione, portato tutto l’anno nelle cerimonie e negli eventi, insieme al fazzoletto attorno al collo e sulle spalle con l’anno della classe (usati un tempo per la coscrizione, servizio di leva). Anche le ragazze hanno un copricapo particolare, molto più semplice e sobrio. In entrambi i casi saranno conservati gelosamente negli anni futuri.

Il rito si rinnova ogni anno. Ed è forse l’unico tra i riti che riesce a mantenere la caratteristica della genuinità, senza strani collegamenti al turismo e ancor meno al consumismo. Sia a Fierozzo che a Palù del Fersina sono gli “anziani” che canteranno “al seguito” della stella, di maso in maso, instancabili e che entreranno poi nelle abitazioni per rifocillarsi e raccogliere qualche offerta per le Messe in suffragio dei defunti. Con loro anche i coscritti, che attendono con trepidazione questo loro “debutto” quasi fosse un’iniziazione. Ma anche le famiglie attendono con trepidazione il loro arrivo.

La “stella” e il suo rito non parla mòcheno. Anche se le origini si fanno risalire si primi minatori tedeschi che raggiunsero la valle nel 1200, i canti sono in italiano e in latino, parlano del Salvatore, dei Re Magi venuti dall’oriente, dei pastori e del “Puer natus est” a testimonianza dell’aspetto cattolico del rito. Non a caso l’inizio del “peregrinare” di maso in maso avviene in chiesa con la benedizione e una prima esecuzione di canti e litanie mentre la stella illuminata e addobbata di fronzoli multicolori gira grazie a una cordicella tirata da mani infantili.

Se a Fierozzo le “squadre” di “Stelari” sono tre, a Palù del Fersina è una sola, ma formata da due gruppi che si alternano ad ogni sosta con un canto e un controcanto. A Fierozzo sono tre, si è detto, perché due partono da Fierozzo San Felice (una verso nord l’altra verso sud), e una da Fierozzo San Francesco la frazione a valle. A Fierozzo il rito viene proposto(dopo la benedizione, alle16) la sera di Capodanno (Oltjor) e dell’Epifania (Göimochto). Palù inizia domani lunedì (ultimo dell’anno) con la Messa alle 15 e quindi visita ai masi della zona “in dentro” (o Inderpoch); la sera di Capodanno (Naejor) la visita sarà per la parte “di fuori” (o Auserpoch); all’Epifania solo i masi principali (sono sette).













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