In Regione, come in un albergo

Viaggio tra stanze vuote negli uffici dell'ente senza più competenze


Ubaldo Cordellini


TRENTO. A passeggiare per i corridoi in linoleum giallino del palazzo della regione si ha l'impressione di camminare tra le camerate della fortezza Bastiani. La sensazione è la stessa di quando si legge il capolavoro di Dino Buzzati, il Deserto dei tartari. Anche qui si attende non si sa cosa. Un palazzo che aspetta, un po' come la fortezza aspettava i tartari. Solo che qui non c'è il tenente Drogo.
Corridoi deserti. Anche le scale sghembe del palazzo progettato da Adalberto Libera sono deserte, vuote. Le guide grigie che proteggono il marmo delle scale sono quasi inutili. Non c'è viavai. In parte perché molti degli uffici non sono aperti al pubblico. Qui non si viene per certificati o permessi. Quando si entra nel grande atrio che si affaccia su via Vannetti, si penetra in un'atmosfera ovattata. Non c'è nessuno che entra, come negli altri uffici pubblici. In poco meno di due ore ieri, pochissime persone hanno varcato la porta a vetri. Tra queste una studentessa dell'università di Bologna che chiedeva di consultare dei volumi della biblioteca che era deserta. Al piano terra ieri non c'era neanche la solita mostra di quadri che viene allestita ogni tanto all'angolo verso le poste di via Vannetti. Dalla parte opposta, invece, gigantesche piante da interni si prolungano verso la grande vetrata che dà sulla strada, alla disperata ricerca di luce.
L'atrio si anima, come per incanto, poco dopo le dieci. Una frotta di impiegati scende dalle scale, le donne con il portafoglio grande in mano, stretto al petto. E' l'ora del caffè e vanno al bar interno. Però gli uffici restano silenziosi. L'atmosfera resta ovattata. Dal grande lucernario sul tetto, il sole illumina l'interno.
Uffici vuoti. I quattro piani ospitano i vari uffici della Regione, al secondo c'è la giunta, con le stanze degli assessori. A fianco l'ufficio relazioni con il pubblico, ovviamente deserto. In uno degli uffici, tre impiegati si affannano davanti a uno stesso video a cercare di capire come sbrigare una pratica. Poi, molte delle porte di metallo verniciato di bianco, con il vetro acidato che rende impossibile vedere dentro, sono chiuse. Ed è impressionante osservare come, quelle aperte si affaccino quasi sempre su poltrone desolatamente vuote, con il titolare che è da qualche altra parte. Dove non si sa, visto che in giro gente non ce n'è. A ogni piano ci sono un paio di uscieri con la divisa blu scuro della Regione. Se ne stanno seduti alle scrivanie in legno modello anni settanta che ci sono negli slarghi davanti all'ascensore.
Scarse competenze. Le porte, tutte uguali si susseguono con monotonia. A leggere le targhe, quasi ogni stanza ha un solo occupante. Non ci sono impiegati che si affrettano con carte in mano, code di gente in attesa, cataste di carte. Niente di tutto questo. Il palazzo è lo specchio delle scarse competenze in capo alla Regione. I settori con il maggior numero di uffici sono quelli del giudice di pace, del bollettino ufficiale, della previdenza. Poi ci sono l'ufficio tecnico e quello del personale. C'è anche la stanza degli assessori, ma quelli altoatesini hanno l'ufficio anche a Bolzano.
Così i divanetti rossi in stile razionalista, in pendant con lo stile del palazzo di Libera, restano desolatamente vuoti. Le riviste appoggiate al centro nessuno le sfoglia. Da alcune porte socchiuse si vede qualcuno che lavora. Un impiegato chiede al telefono delucidazioni su una nota spese. Una delle usciere chiede di sapere cosa sta facendo questo curioso sul corridoio. Un altro esce dalla porta del suo ufficio e, molto gentilmente, chiede se c'è bisogno di qualcosa, di un'informazione. Manca la musica in filodiffusione e sembrerebbe la sala d'attesa vip di un aeroporto, tanto l'atmosfera è tranquilla, quasi rilassante. Niente a che vedere con quegli uffici pubblici con i muri sbrecciati e i pavimenti sporchi. L'unico ufficio davanti al quale c'è una certa animazione è della Provincia. E' quello dell'assessore Lia Beltrami che riceve funzionari e cittadini in continuazione.
Solidarietà. Al piano terra dell'ala di rappresentanza che dà su piazza Dante c'è la mostra di artigianato andino, però, siccome è mattina, è chiusa. Si può visitare solo al pomeriggio. Così l'usciere sorveglia solo l'ingresso dedicato ai consiglieri.
Anche qui di viavai ce n'è poco. Quasi nulla. Tornati nell'ala degli uffici, la situazione non cambia. La luce del sole scalda il grande atrio e valorizza il cavedio storto all'interno. Guardando in alto si può apprezzare anche una certa pace. Non c'è neanche il rumore fastidioso del ticchettare sulle tastiere dei computer o delle stampanti in funzione.

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