EMERGENZA IMMIGRAZIONE

In mille a piedi scalzi per i profughi

In molti alla marcia tra piazza Duomo e la stazione per chiedere misure a favore di chi scappa dalle guerre


di Valentina Zeni


TRENTO. Camminare a piedi nudi tra le vie del centro storico, per lanciare un messaggio e per chiedere una risposta alle istituzioni. Ieri, in più di sessanta città italiane si è svolta la "Marcia delle donne uomini scalzi", l'iniziativa lanciata da un gruppo di esponenti del mondo della cultura, della politica e del volontariato, per sensibilizzare alle complesse problematiche di migranti e rifugiati. Anche Trento non si è fatta trovare impreparata e numerose associazioni, ma anche singoli cittadini, hanno deciso di accogliere l'appello. In serata, grazie alla diffusione via social dell'iniziativa, un lungo corteo è quindi partito da Piazza Duomo verso la stazione dei treni al grido "L'Europa non ha confini, siamo tutti clandestini".

Scopo dell'evento è stato quello di esprimere solidarietà nei confronti delle migliaia di persone che, per salvare la propria vita e quella dei propri figli, si vedono costrette ad affrontare sfide terribili, umiliazioni, sofferenze e, come insegnano i più recenti casi di cronaca, anche la morte. Camminare scalzi, per i più di mille trentini partecipanti, ha simbolicamente rappresentato il porsi nella condizione di vulnerabilità dei profughi, chiedendo con forza tutti i necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee. Massimiliano Pilati, presidente del Forum Trentino per la Pace, non ha lasciato spazio a dubbi: la situazione è evidentemente tragica e la differenziazione tra rifugiati politici ed economici è priva di senso. Franco Ianeselli, segretario generale Cgil del Trentino, ha invece insistito sul ruolo del sindacato in questo momento storico: «Siamo vicini agli operai trentini, ma anche ai richiedenti asilo e la politica trentina sta facendo molto in questo senso». Rendere realmente efficaci i sistemi di accoglienza, dunque, ma non solo: «Vogliamo che anche in Italia si possa finalmente sentire una voce alternativa a quella che invoca la chiusura dei confini», ha dichiarato Lorenzo Varponi, coordinatore dell'Unione degli Universitari di Trento. In quest'ottica, anche l'università potrebbe svolgere un ruolo importante in un fattibile progetto di integrazione. «Un bellissimo segnale di umanità è arrivato da alcuni atenei tedeschi, che hanno scelto di aprire i propri corsi ai rifugiati, in qualità di guest students», ha spiegato Varponi.

Solidarietà all'iniziativa è arrivata, a mezzo Facebook, anche dal presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti. Seppure impossibilitato a prendervi parte, ha voluto infatti sottolineare come l'umanità sia chiamata a mettere in gioco la sua parte migliore. Assente anche Luca Zeni, assessore provinciale alle politiche sociali, in trasferta in Val di Sole per discutere con i sindaci locali proprio dell'emergenza profughi.

Tra i presenti anche alcuni rappresentanti del Partito Democratico, tra cui Mattia Civico, Violetta Plotegher, Donata Borgonovo Re e Sara Ferrari, che ha sottolineato l'importanza del testimoniare un impegno. Anche Sel, Movimento Cinque Stelle, Cisl, Uil e Arci hanno scelto di dare il loro appoggio all'evento. Il Centro Sociale "Bruno", invece ha deciso di partecipare con una propria iniziativa, facendo indossare ai manifestanti le magliette "Nemici di Salvini", in una parodia del noto format televisivo "Amici di Maria de Filippi". Nonostante le aperture di alcuni Paesi come Germania e Austria, l’Europa sembrerebbe quindi non essere ancora stata in grado di dare una risposta sistemica alle incongruenze delle politiche di accoglienza e di asilo ed un segnale deciso è stato lanciato, anche dalla popolazione trentina.













Scuola & Ricerca

In primo piano