«In bici risparmiate tempo e soldi»

Marchesi, assessore-ciclista: «Trento a misura di due ruote, ora servono i raccordi»


Chiara Bert


TRENTO. «Muoversi in bicicletta fa risparmiare tempo e soldi e fa bene alla salute». Parola di Michelangelo Marchesi, assessore-ciclista alla mobilità. «Trento non è Ferrara, è una città più difficile, stretta e con i sobborghi in collina. Ma abbiamo già 46 chilometri di ciclabili e altri ne arriveranno. Abbiamo realizzato gli assi portanti, ora lavoriamo sui raccordi». È assessore comunale alla mobilità che abitualmente si sposta in bicicletta e quindi abituato a vivere la città dal punto di vista del ciclista.

Assessore Marchesi, qual è il suo giudizio sulla Trento ciclabile?
Siamo a buon punto. Lavorare su Trento non è facile, perché è una città stretta, con spazi angusti nella città consolidata. Una città molto occupata dalla viabilità, strade, ferrovia.

Per non parlare dei sobborghi di collina.
Ma gli assi più significativi di collegamento ciclabile sono stati realizzati, ora si lavora sui raccordi tra i tratti esistenti. A fine 2011 abbiamo 24 chilometri di piste comunali, più altri 23 di ciclabili provinciali. E nei prossimi anni aumenteranno ancora.

Una critica mossa dai ciclisti è l'assenza di un disegno complessivo. Ci sono tratti che finiscono nel nulla...
Forse non è conosciuto, ma il disegno c'è ed è quello approvato nel piano della mobilità. Lo sforzo è quello di coniugare funzionalità, sostenibilità e aspettative dei vari quartieri, a maggior ragione oggi che facciamo i conti con la scarsità di risorse. Procediamo con gradualità, tenendo conto dei problemi di spazi.

Il livello di Trento è però ancora lontano da città come Ferrara o Bolzano. Cosa manca?
Ferrara, ma anche Modena o Lucca, sono città pianeggianti con ampi spazi, dove è possibile realizzare piste dedicate. Se facessimo così, a Trento non ne faremmo neanche una. Anche Bolzano è più compatta rispetto a Trento. Tenuto conto della nostra situazione, e facendo un confronto anche con le città tedesche, le nostre piste non sono scadenti.

Quali sono, da ciclista, i problemi che incontra?
Le criticità ci sono, penso a viale Verona dove per via degli spazi strettissimi abbiamo dovuto accontentarci di una promiscuità tra bici e pedoni. Oppure alle rotatorie, che a volte sono poco amiche dei ciclisti. Segnalazioni, critiche e richieste ci servono per capire meglio i bisogni. Noi cerchiamo di offrire un servizio via via migliore, dai parcheggi, alle rastrelliere, alle targhe per le bici. Si tratta di prendere a modello gli esempi positivi di altre città. Ed entro l'anno ci sarà il bando della Provincia per il bike sharing: un centinaio di biciclette, in parte elettriche, con la prima mezz'ora di utilizzo gratuita.

A Trento aumentano le persone che si muovono in bici. Ma sta cambiando anche la mentalità?
Credo di sì. Spesso i detrattori sono convinti che le ciclabili siano una scelta ideologica, di sinistra. Invece semplicemente andare in bicicletta significa spesso risparmiare tempo e soldi per la benzina, non avere problemi di parcheggio, guadagnare in salute. Ci sono tante persone per cui la bicicletta è una soluzione comoda e conveniente. Io non idealizzo i ciclisti, irritano anche me quelli che sfrecciano sui marciapiedi, così come gli autisti che non rispettano i passaggi pedonali. È una questione di educazione.













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