Imu, ai Comuni minori incassi

Il 3,8 per mille andrà a Roma. Bilanci in sofferenza



TRENTO. Far quadrare il bilancio è sempre più difficile, soprattutto se lo Stato porta via quelle risorse che invece sono fondamentali per i municipi. E' il caso dell'Imu, cioè la tassa evoluzione dell'Ici, che fino all'anno scorso restava tutta in casa e che invece ora per metà prenderà la strada di Roma. Ne hanno parlato ieri al Cosiglio delle autonomie, se non altro per chiarire meglio la situazione e individuare, assieme alla Provincia, una via d'uscita che non imponga ulteriori salassi ai cittadini già bastonati. A stare peggio sono quei Comuni turistici che già avevano aliquote piuttosto alte sulle seconde case. Per loro sarà impossibile recuperare la percentuale che ora andrà allo Stato. Il quale ha fissato il parametro minimo (7,6 per mille) e quello massimo (10,6 per mille), tenendo per sé il 3,8 per mille.

Tendenzialmente nessun sindaco ha voglia di tassare i propri cittadini al massimo consentito, quindi dovrà per forza di cose tenere conto di entrate più risicate. Meglio andrà a quelle realtà già poco coinvolte dai fenomeni di seconde case, negozi, magazzini eccetera che potranno accontentarsi di un aumento minimo se non addirittura nullo. Ora la Provincia è impegnata nel calcolo di una simulazione per individuare i paesi più penalizzati da soccorrere, in caso, col fondo perequativo che tende a rendere meno penalizzati i divari tra municipi poveri e quelli ricchi. Un altro incontro è previsto per la settimana prossima. L'obiettivo è di arrivare a un nuovo protocollo di finanza territoriale entro la fine del mese per permettere a tutti di fare bilanci concreti.













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