Impianti low-cost per gestire i rifiuti

Il presidente Pacher prospetta due ipotesi: «Trasformazione del residuo in combustibile solido o gassificazione»


di Luca Marognoli


TRENTO. Cancellato l’inceneritore dall’agenda della Provincia, quale strada percorrerà Piazza Dante per smaltire in modo alternativo le 60-70 mila tonnellate di rifiuto residuo prodotto? Il presidente Alberto Pacher ha la risposta pronta: «Le tecnologie alle quali pensiamo di ricorrere rientrano sostanzialmente in due filoni. Il primo va nel solco del decreto Clini, seguendo procedure per la trasformazione del residuo in Css, il combustibile solido secondario, basate su impianti meccanici a bassissimo costo che seccano e triturano il rifiuto. Il Css può essere usato per alimentare centrali termiche o impiegato in cementifici di un certo tipo. Il residuo complessivo italiano ammonta a 19 milioni di tonnellate l'anno: se diventasse tutto Css sostituirebbe il 10% del combustibile attuale, fatto con derivati da carbone e petrolio, tra l'altro molto inquinanti e di bassa qualità. La seconda opzione consiste nel ragionare su impianti di gassificazione molto più piccoli e flessibili, con il riutilizzo del gas per la produzione di energia elettrica».

In ogni caso - precisa Pacher - non si ricorrerà a tecnologie sperimentali: «Sono già tutte consolidate, siamo andati anche a vedere degli impianti in Inghilterra. Si tratta di opzioni con costi molto più bassi: dai 140 milioni che servono per un inceneritore si passerebbe a meno di venti per questi impianti di trasformazione in Css, che sono dei semplici capannoni contenenti delle macine e degli impianti ad aria calda che seccano il residuo. Ne fuoriesce qualcosa di simile a dei coriandoli».

Ora che la scelta di campo è stata fatta, la Provincia non ha intenzione di perdere tempo: «Il quarto aggiornamento del Piano rifiuti va fatto entro l’estate. Sono fiducioso perché il consiglio sta lavorando bene. Oggi (ieri, ndr) c’è stato un passaggio importante con l’approvazione del disegno di legge sui parchi e l’aggiunta di un emendamento sulle terre e rocce da scavo: colgo l'occasione per ringraziare le forze di maggioranza e minoranza che ne hanno condiviso tutti assieme l'introduzione».

Nel frattempo i rifiuti continueranno a finire nelle discariche, che naturalmente non sono mai state considerate come la soluzione del problema. «Sono un polmone tampone che si va esaurendo», spiega Giovanni Battista Gatti, direttore del servizio gestione degli impianti dell'Agenzia provinciale della depurazione. A partire dal primo gennaio 2014 la gestione delle discariche, in base alla finanziaria, passerà dalle Comunità di valle alla Provincia, che però continuerà ad avvalersi di società terze. I siti sono otto: Iscle di Taio, Zuclo, Monclassico, Trento, Lavini di Marco, Maza di Arco, Scurelle e Imer. «La prima ad esaurirsi sarà quella di Taio, nel corso del 2014, mentre entro il 2018 saranno raggiunti i volumi massimi di capacità in tutte le altre». Ma i tempi potrebbero ulteriormente dilatarsi - spiega Gatti - grazie alla nuova raccolta puntuale che farebbe scendere le tonnellate di residuo dalle 65-70 mila attuali verso quota 60 mila. «I trentini hanno iniziato a metabolizzare che ciò che va nel secco incide direttamente sulla bolletta. Ma negli ultimi anni c’è già stata un’incredibile inversione di tendenza se pensiamo che l’inceneritore era inizialmente tarato per 200 mila tonnellate». E a chi teme nuovi termovalorizzatori in formato ridotto Gatti risponde che «gli inceneritori hanno fatto il loro tempo».

Il presidente Pacher conferma la deadline nel 2018 e aggiunge che gli impianti di trasformazione in Css «permetterebbero di recuperare alcune discariche come la stessa Iscle di Taio: essendo i rifiuti già selezionati a monte, le balle si presterebbero ad essere lavorate in loco».

Fioccano intanto le reazioni all’annuncio dell’addio all’inceneritore. Soddisfazione ma anche preoccupazione viene espressa da Jacopo Zannini e Angelina Pisoni di Sel: «Se è stato archiviato definitivamente l’inceneritore dall’altra parte purtroppo ci può essere ancora la possibilità di un ricorso all’incenerimento». Mentre il senatore leghista Sergio Divina auspica che il materiale depositato in discarica sia «trasformato in sottoprodotti energetici con metodi sicuri e sperimentati».

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