il progetto

Il Trentino dà l’addio pure alle discariche

Gilmozzi: «Il no di Bolzano non ci preoccupa, siamo già oltre il concetto di rifiuto: a noi non servono più»


di Robert Tosin


TRENTO. Il futuro del Trentino sarà senza inceneritore e senza discariche. E per questo poco importa se Bolzano fa le barricate e non vuole saperne di prendersi un po’ di rifiuti per portare a regime il suo inceneritore. La politica provinciale sulla gestione dei rifiuti è chiara: differenziata spinta. E quel che avanza diventa “prodotto” che il mercato può assorbire.

L’assessore Mauro Gilmozzi non fa drammi di fronte al no di Bolzano sulla possibilità di smaltire parte dei rifiuti trentini. «La nostra - dice - era una proposta che ci avrebbe risolto un problema temporaneo. A noi l’inceneritore non serve». La strada, dice l’assessore, è segnata. «Visto l’alto livello della differenziata, in prospettiva noi avremo a che fare con un rifiuto che in realtà si trasforma in un “prodotto” commerciabile. E quel poco residuo che rimarrà finirà a quelle imprese che lo usano come combustibile. Ora abbiamo un problema temporaneo, cioè quello di gestire la transizione dall’attuale situazione (con ancora alcune discariche aperte) a quella ottimale con la raccolta differenziata spinta come filo conduttore».

È proprio questo periodo di transizione che avrebbe bisogno di un inceneritore dove smaltire il residuo che si è accumulato nelle discariche in via di esaurimento o di chiusura. «Un lasso di tempo - spiega l’assessore - che potrebbe essere di tre anni, quattro. Perché poi in prospettiva non avremo più bisogno di smaltire in questo modo i rifiuti. La nostra proposta a Bolzano andava proprio in questo senso (in fondo anche noi accogliamo il loro umido nell’impianto di Cadino), ma certo non ci stracceremo le vesti se l’Alto Adige dirà di no, perché un’altra soluzione si può trovare senza problemi. Noi ci fidiamo se ci vengono a dire che non possono accettare altri rifiuti. E poi, ripeto, sarebbe una questione solo temporanea».

Dunque la prospettiva è quella di una raccolta differenziata “intelligente” che permetta di ridurre al minimo il residuo. «C’è il progetto dei pannoloni - aggiunge - che ci permetterà di recuperare tonnellate di rifiuti dalle discariche, ma anche sulla lavorazione finale del residuo che diventerà “prodotto” che già ha un buon mercato fra quelle aziende che usano questo materiale come combustibile per far funzionare i propri impianti».

In queste condizioni l’inceneritore diventa quindi del tutto inutile. È stato un tormentone per anni, si era arrivati addirittura anche a un appalto, travolto da critiche, proteste, dibattiti aspri e schieramenti intransigenti. Un dibattito che ora si è trasferito invece a Bolzano, dove un inceneritore c’è da tempo ed è stato pure recentemente ampliato. Poi, la stretta economica, le priorità cambiate e anche qualche dubbio programmatico avevano di fatto messo in secondo piano l’inceneritore trentino. Oggi definitivamente sepolto.

«Siamo oltre la concezione tradizionale del rifiuto - spiega Gilmozzi, aggiungendo un pizzico di filosofia alla stretta gestione programmatica - perché già stiamo ragionando in maniera differente. Stiamo andando verso la chiusura progressiva di tutte le discariche, alcune già lo sono. Alla fine ne resterà una sola, ma anche questa servirà solo per accogliere quel residuo di passaggio che poi andrà altrove. Dove sarà quest’ultima discarica? Non è importante, vedremo, a Trento oppure a Rovereto, dove ci sarà lo spazio adeguato e attrezzato».













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