Il “quizzone” è alle spalle «Ma eravamo preparati»

Stanchi ma sollevati gli studenti del liceo Prati dopo la terza prova scritta di ieri Ora tutti di nuovo sui libri in vista dell’orale: «Sarà peggio, tutti i prof ti guardano»


di Katja Casagranda


TRENTO. Si sono concluse ieri mattina le prove scritte dell’esame di maturità per gli studenti degli istituti superiori, che ora sono sui libri per gli ultimi ripassi in vista dell’orale. Verso le 11 circa i primi studenti uscivano dagli istituti tirando un evidente sospiro di sollievo. Anche dal liceo classico Prati visi stanchi ma sollevati, zainetto in spalla, con i sandali ma nessun segno di abbronzatura, i ragazzi hanno deposto la penna sul banco, consegnato i fogli e poi, alla spicciolata, si sono trovati fuori a raccontarsi impressioni e confrontarsi su risposte alle domande e impressioni. Sono due ragazze acqua e sapone fra le prime ad uscire e Federica Weiss racconta ancora con un pizzico di adrenalina da esame: «La terza prova non è stata una sorpresa, nel senso che avevamo fatto in classe tante simulazioni e ci eravamo preparati molto sul tipo di esame che poteva esserci. Si è trattato di domande aperte per cui il problema consisteva nella gestione del tempo e nella capacità di passare da una materia all’altra. Più che i contenuti quindi è stato un esercizio in cui gestire l’organizzazione». Dello stesso parere Silvia Tamanini: «Il problema maggiore è stato il tempo e quindi non la prova in sé. Penso che sia stato un buon esercizio con cui mostrare la capacità di analisi e riflessione anche nel momento in cui non si padroneggiava esattamente la risposta e quindi ci si arrivava attraverso un esercizio di logica. In classe avevamo fatto prove di simulazione anche se poi le domande ovviamente non erano le stesse di quelle proposte durante l’anno».

Un po’ tutti i ragazzi ritengono di aver fatto un discreto esame: «Penso sia andato bene - dice Lisa Fontana - erano tutti argomenti del programma, per cui fattibili. La materia più difficile è stata la prova di tedesco in cui dovevamo non solo affrontare una poesia ma rispondere in lingua a domande sulla comprensione del senso del testo». Stesso parere quello di Sebastiano Fronza: «Penso sarà peggio l’orale perché hai tutti i prof che ti guardano. Non mi aspettavo certi argomenti specifici come le domande su autori latini minori o filosofi marginali, ma penso mi servirà come rodaggio per i futuri esami universitari». Insomma, l’esame vissuto come rito di passaggio o prima vera difficoltà da affrontare. «Ci siamo molto esercitati e quindi l’agitazione è stata poca - dice Anna Merz, che passerà l’estate a studiare per l’ammissione a medicina - l’agitazione ora è quella di ripassare il vastissimo programma per gli orali». Per Dario Amadori il consiglio è quello di studiare costantemente durante l’anno e non lasciare argomenti da riprendere a ridosso gli esami: «Penso che l’esame sia servito per tirar fuori il meglio di se stessi anche nella capacità di rispondere in modo appropriato con un ragionamento, senza tralasciare la forma. La parte più impegnativa è stata quella dell’inglese, ma oggi è basilare per accedere a qualsiasi test». Tutti studenti impeccabili ma non manca il commento «ho messo in fila tutte le parole logiche che mi ricordavo» di Davide Boldrini o un «non mi sbilancio» di Chiara Berra che tradiscono un’emozione mista a paura degli esami più vera.

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