IL DELITTO DI KARLSRUHE

Il killer di Antonella: "Ecco perché l'ho uccisa"

La testimonianza dell’uomo che 28 anni fa in Germania ammazzò la giovane trentina: "La rivedo di continuo, dovevo confessare"


di Volker Knopf


KARLSRUHE. La gente di Karlsruhe e della regione non ha dimenticato, e ancora oggi quel tragico fatto di sangue viene ricordato con orrore. Era il 21 giugno 1987, quando la 25enne trentina Antonella Bazzanella fu crudelmente assassinata nell'Hartwald, alla periferia della città. All'inizio gli investigatori pensarono ad un omicidio rituale. Il cadavere era infatti orribilmente seviziato e appeso con corde ad un albero. Il colpevole non fu mai catturato nonostante controlli a tappeto su 600 sospettati. Una speciale task-force della polizia lavorò su ogni più piccola traccia per 18 mesi. Invano. Poi, dopo oltre 28 anni, la svolta: all'inizio di quest'anno, un 48enne si presenta al Commissariato di polizia di Basilea e confessa di essere l'omicida. Da ieri, quest'uomo, Paul Heinz Pangritz, è sotto processo. Un processo attesissimo in Germania, con i media che sgomitavano per riuscire ad entrare nell'aula del Tribunale.

Raramente capita infatti che un caso di tale efferatezza possa essere risolto in modo così inatteso a distanza di tanto tempo e con un autentico colpo di scena. L'imputato, un insignificante signore di mezza età, con occhiali e capelli scuri di media lunghezza, non ha risparmiato nulla ai presenti in aula. La sua è stata una confessione senza reticenze, ricca di particolari e di dettagli, spesso macabri, che solo l'autore del delitto può conoscere.

Come prima cosa il presidente del Tribunale gli ha chiesto perchè abbia deciso di fare questo passo, di confessare a distanza di tanti anni. "Vedo e rivedo sempre sempre le stesse immagini, quelle immagini. Non riesco più a togliermele dalla testa. Vengono quasi ogni notte, mi perseguitano. Voglio che tutto questo finisca. So benissimo che verrò condannato e incarcerato", ha detto Paul Heinz Pangritz.

Ma chi è l'assassino? Nato nella città sveva di Heidenheim, per diversi anni è stato ospite di strutture pubbliche a Karlsruhe e a Pforzheim. Tuttavia, la maggior parte della sua vita l'ha passata a Basilea, in Svizzera. Il procuratore nell'atto di accusa letto ieri in aula ha descritto la sua totale mancanza di pulsioni emotive, e "la volontà crudele di soddisfare i propri appetiti sessuali a ogni costo, fino ad uccidere". L'omicida ha ammesso poi di avere strangolato Antonella Bazzanella, stringendo fino quando non si era più mossa.

Poi è arrivato il momento più duro dell'udienza, il racconto di ciò che è accaduto subito dopo averla uccisa, una scena che ha lasciato l'aula del Tribunale sotto shock. Paul Heinz Pangritz ha infatti raccontato di aver preso un bastone e di averlo infilato nella gola della povera ragazza, e poi di aver preso una pietra e di aver iniziato a colpirlo sempre più forte per spingerlo sempre più in profondità. Un particolare terribile che corrisponde in pieno alla scena che il giorno dopo la polizia si è trovata davanti: una giovane donna appesa a un albero con un palo conficcato in gola che arrivava fino alla zona pubica. Il racconto del reo confesso si ferma a questo punto. "Non ricordava più nulla oltre a questo. Sono un assassino. Dopo quello che è accaduto non mi riconoscevo più. Avevo paura di me stesso. Non avrei mai pensato di poter diventare così spietato e brutale ", ha detto l'uomo davanti all'aula ammutolita, con voce esitante nel suo tedesco dal forte accento svizzero.

Ricostruito nei dettagli invece l'incontro fatale con Antonella Bazzanella, quel pomeriggio del 21 giugno del 1987. L'assassino all'epoca viveva in una struttura, una sorta di internato, vicino a Karlsruhe. Quella sera era uscito per andare a fare un giro nel parco del castello, un'area verde della zona, che si trova proprio vicino al Wildpark Stadium dove si teneva un concerto di Tina Turner. Un modo per ascoltare la musica che proveniva dallo stadio. Il tempo passa, Paul Heinz Pangritz è da solo, beve qualche birra, seduto su una panca.

Ad un certo punto, così il suo racconto, gli passa vicino una giovane donna che gli dice "cavallo", in italiano. "Parlava un tedesco stentato - ha detto l'omicida - , ma io quella parola italiana la conoscevo e sapevo cosa significava, a quale animale si riferiva. Ho puntato in una direzione e lei si è allontanata in fretta con la bicicletta. "Ero eccitato - ha raccontato - quella ragazza mi piaceva, volevo averla, a qualsiasi prezzo", ha spiegato ancora , che era all'epoca dei fatti aveva 20 anni. L'assassino a quel punto l'ha inseguita e fatta cadere con uno spintone. «Lei mi ha insultato e chiamato figlio di puttana. A quel punto non ci ho più visto, l'ho soffocata e trascinata nel sottobosco", ha raccontato. Antonella Bazzanella ha combattuto con tutte le sue forze, ma non c'è stato nulla da fare: è stata violentata, strangolata e seviziata. La ragazza, originaria di Villazzano, era arrivata a Karlsruhe solo pochi da pochi mesi per lavorare in una gelateria. Voleva guadagnare i soldi che le servivano per frequentare in Alto Adige la scuola per infermiere.

Poco dopo l'omicidio, l'imputato si è allontanato dalla Germania stabilendosi in Svizzera. dove poi è vissuto fino al momento della confessione. Nel suo racconto anche le immagini di un'infanzia difficile: emigrato a due anni con i genitori alla ricerca di un lavoro proprio a Basilea; la madre che lavorava come cameriera, separata presto dal marito. Durante la pubertà, madre e figlio sono però a Pforzheim, poi nuovo trasferimento nel sud della Francia, poi nuova tappa a Baden, ancora in Germania, e infine di nuovo nel nord-ovest della Svizzera. Paul P. ha raccontato di una famiglia disgregata, di abusi subiti da parte del patrigno, di furti e di alcol. Gli incubi che lo tormentano notte dopo notte sarebbero iniziati nel 2002, dopo la morte della madre. Dopo il brutale omicidio di Karlsruhe Hardtwald ha vissuto a Basilea facendo lavori occasionali. Fino alla decisione di confessare.













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