Il dramma del lavoro perduto: assieme si affronta meglio

Il «Barycentro» propone incontri guidati da uno psicologo. Domani il primo appuntamento di «Cantiere di parola»


di Paolo Piffer


TRENTO. Non è la prima volta. Ora il Barycentro di Port’Aquila, bar e libreria a fini sociali gestito dalla cooperativa Gruppo Spes, ci riprova. Insieme all’associazione Jonas, rete nazionale nata da un’idea dello psicoanalista Massimo Recalcati che si occupa delle varie forme del disagio contemporaneo ed ha una sede anche a Trento. Da domani e per quattro mercoledì è in programma «Cantiere di parola», incontri gratuiti per disoccupati. «Pensi che quando, la prima volta, abbiamo pensato a questa iniziativa – dice Marco Furgeri del Barycentro – in molti ci telefonavano perché pensavano che dessimo lavoro o fossimo degli intermediari. Adesso, anche con l’aiuto dei Centri per l’impiego che hanno dato la loro disponibilità a pubblicizzare l’iniziativa, siamo riusciti a tarare e a far capire meglio la proposta». Che in un momento di crisi come questo altro non è che uno spazio a disposizione per chi voglia relazionarsi con altri che si trovano nella medesima situazione. Non tanto uno sfogatoio ma la possibilità di intravedere, almeno psicologicamente, un futuro con qualche speranza. «Non saranno – afferma Furgeri – delle sedute terapeutiche e neanche un gruppo di auto mutuo aiuto. Piuttosto, un’occasione per confrontarsi sui propri vissuti». Al «Cantiere di parola» si sono iscritti in sei, tre uomini e altrettante donne. In molti hanno telefonato per informarsi di cosa si trattasse. Piccoli numeri. Ma parlare di sé, del proprio disagio causato magari da un lavoro di decenni ormai perso non è facile per nessuno. E ci vuole anche coraggio. A condurre gli incontri sarà lo psicoterapeuta e psicoanalista Mauro Milanaccio, responsabile di Jonas Trento. «Non farò altro che introdurre, la mia sarà un’azione passiva – sottolinea – Poi saranno i partecipanti a confrontarsi. Sarà uno spazio aperto dove parlare delle difficoltà, delle paure, delle preoccupazioni provocate dalla perdita del lavoro. Un luogo dove provare a ritrovare fiducia e speranza. Per tentare di non chiudersi in sé stessi raccontando invece la propria storia, con disponibilità di spirito, e cercare di reinventarsi. Cercheremo insomma di “smuovere” qualcosa. Certo non sarà dipeso magari da questi incontri, ma è almeno un buon segno, beneaugurante, che un paio di persone che hanno partecipato alla precedente edizione abbiano poi trovati un nuovo lavoro».

Che il momento continui ad essere difficile è testimoniato pure da altri segnali, magari minimi, ma indicativi. Da un po’ di tempo al Barycentro c’è un angolo a disposizione degli hobbysti che mettono in mostra i loro oggetti di piccolo artigianato, dalla bambole di pezza agli accessori ricreati con bottoni e fili colorati. Sempre di più, rispetto al passato, sono quelli che oltre a mostrarli li mettono in vendita per ricavare qualche euro. E aumenta anche chi invece di comprarsi il cappotto nuovo “rigenera” quello vecchio. Come ci conferma Patrizia Salvalaio, appassionata di maglieria, che giovedì si incontrerà con chi fosse interessato e ad aprile terrà un laboratorio proprio al Barycentro.

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