LA TRAGEDIA DI MOENA

Il cuoco: «Non so perché sono scappato» 

In carcere Loris Cocca, 33enne di Benevento, è disperato: «Il ragazzo è sbucato all’improvviso. Io brillo? Ho bevuto dopo»



TRENTO. «Non so perché ho fatto quello che ho fatto, non so spiegare nemmeno a me perché sono scappato». Loris Cocca, il cuoco 33enne arrestato con l’accusa di omicidio stradale, queste frasi le ha ripetute ai carabinieri quando è stato fermato nella cucina della struttura di Moena dove lavora.

E le ha ripetute ieri in carcere al suo avvocato, Marco Vernillo (che lo difende assieme al collega Antonio Saracino). È provato, distrutto per quello che è successo, per quell’incidente che lo ha visto coinvolto e che ha provocato la morte di Mattia Sommariva, 19 anni appena.

Il pensiero dello chef è per quel ragazzo e per la sua famiglia. «È sotto choc - spiega Vernillo - ci ha chiesto del padre della giovane vittima, non si capacita di quello che è successo, di questa terribile tragedia».

E in queste ore, in carcere, Cocca, sta ripercorrendo attimo dopo attimo, quello che è successo. E lo stanno facendo anche i carabinieri della Compagnia carabinieri di Cavalese che hanno consegnato la prima relazione al pm, Carmine Russo.

La tragedia è avvenuta pochi minuti prima delle 18 di lunedì sera, in località Pecè, a nord di Moena. Mattia era con il suo monopattino e si stava muovendo, sul marciapiede, verso il centro del paese.

Nella stessa direzione viaggiava, al volante della sua Ford Focus, Loris Cocco. Cosa è successo? La terribile certezza è l’impatto dall’esito mortale fra il corpo del giovane e la vettura. Con il parabrezza che ne porta i segni. Il cuoco - che è di Benevento e che era in val di Fassa per la seconda stagione invernale - ha spiegato al suo avvocato che Mattia si sarebbe spostato all’improvviso sulla strada. E lui non avrebbe quindi avuto il tempo di frenare, di evitare l’investimento. E poi è scappato. Non si è fermato neppure dopo alcuni metri, ma ha raggiunto il parcheggio vicino a casa sua e poi è andato a lavorare.

I carabinieri lo hanno rintracciato in cucina. A lui ci sono arrivati grazie alla targa che era rimasta sull’asfalto, ritrovando poi anche la Ford che aveva tutti i segni dell’impatto.

Fra l’incidente e il fermo del cuoco è passata circa un’ora e mezza e Cocca è stato anche sottoposto al controllo con l’etilometro. Che ha dato esito positivo: due misurazioni, entrambi sopra 1,5 grammi di alcol per litro di sangue (il codice della strada prevede la guida in stato di ebbrezza a partire dal dato di 0,5) e in crescita. Guidava quindi sotto effetto dell’alcol? Lui si difende dicendo che, in stato di choc, una volta tornato a casa (l’appartamento è stato sottoposto a perquisizione), ha bevuto delle birre.

Se questo sia compatibile con il risultato dell’etilometro sarà un esperto a dirlo. Lui, Cocca, ripete che stava viaggiando piano, che il ragazzo con il monopattino è piombato all’improvviso davanti alla sua macchina, e che non è scappato per cercare di farla franca, ma che lo ha fatto in uno stato quasi di incoscienza.

Tanto che non ha cercato di nascondere la sua macchina, è andato al lavoro dove era facile trovarlo e davanti ai carabinieri ha subito ammesso di esser stato lui al volante della macchina al momento dell’impatto. E ora il suo pensiero è per Mattia e la sua famiglia. (m.d.)













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