Il Comune: sequestrare l’elemosina

L’ipotesi è al vaglio del sindaco Andreatta. Che invita anche a rilanciare l’iniziativa per la «solidarietà responsabile»


di Luca Marognoli


TRENTO. L'accattonaggio preoccupa Palazzo Thun. Che si sta muovendo in due direzioni: dare ai vigili più poteri di controllo e repressione del fenomeno, arrivando anche al sequestro della questua, e rilanciare con nuovo vigore la campagna - promossa tre anni fa assieme alle associazioni attive nel campo del sociale - che invita a rispondere ai reali bisogni degli emarginati, secondo lo slogan “non sempre l'elemosina è un gesto responsabile”. É stato il sindaco Alessandro Andreatta a illustrare la posizione dell'amministrazione in consiglio comunale, pochi giorni fa, intervenendo su un ordine del giorno della Lega che proponeva di “mettere fine al fenomeno” in città. Lo stesso consiglio circoscrizionale Centro storico, in una delibera della primavera scorsa, aveva invitato a “emanare un'ordinanza che vieti l'accattonaggio”.

Per il sindaco tuttavia la questione non può essere affrontata con le ordinanze, perché queste per loro natura devono intervenire su situazioni circoscritte nello spazio e nel tempo. La via giusta da seguire - secondo Andreatta - è quella di agire sul regolamento di polizia urbana. «Stiamo ragionando su questo tema perché il fastidio per l'aumento della presenza di mendicanti viene segnalato da tante persone», aveva detto di fronte all’assemblea. «Vogliamo compiere delle contromosse, cercando di capire se è possibile dare più strumenti alla polizia municipale. Un modo può consistere nel requisire la questua».

Tre anni fa, il Comune di Trento aveva partecipato - assieme ad altri enti e soggetti attivi nell’aiuto alle persone emarginate - al “Tavolo per la solidarietà responsabile”, che oltre a gestire un fondo di solidarietà per i bisognosi aveva promosso un convegno di riflessione sull’elemosina. Nel corso di quest’ultimo era stato citato un rapporto della polizia municipale, secondo cui “l’introduzione di ordinanze più restrittive e in particolare il sequestro della questua in comuni e province limitrofe ha prodotto un fenomeno di pendolarismo praticato da gruppi di persone che giornalmente si spostano, per lo più in treno, dal Veneto e soprattutto da Verona, per venire a Trento”. Possibile che il Comune, proprio in risposta a questa situazione,abbia deciso di correre ai ripari, giungendo esso stesso a valutare l’istituzione del sequestro dell’elemosina.

Resta tuttavia da chiarire come questa misura, in caso di proposta formale, possa essere approvata a cuor leggero da un consiglio a maggioranza di centrosinistra: chiedere ai vigili di strappare dalle mani di un mendicante le monete appena gettate nel piattino da un passante, seppure in nome del mantenimento del decoro urbano o della lotta al racket, potrebbe turbare la sensibilità di molti.

Quanto alla seconda linea di azione prospettata dal sindaco, il riferimento è ad un’iniziativa che nel 2010 fu condivisa da realtà come la Caritas, i Frati cappuccini, il Punto d’incontro e altri partner che si occupano di emarginazione. Si trattava della “Campagna per una solidarietà responsabile”, promossa tramite un opuscolo che il sindaco suggerisce di ritornare a pubblicare e diffondere. La campagna - veniva spiegato nel pieghevole - “si propone di far riflettere i cittadini sul concetto di elemosina e di invitarli a chiedersi quanto il gesto di dare qualche spicciolo favorisca una reale emancipazione della persona in difficoltà. Allo stesso tempo segnala che nella nostra città vi sono numerose realtà sociali e una attiva rete di volontariato che con i servizi sociali del Comune interagiscono per conoscere la storia di vita di ciascuna persona e andare incontro ai suoi reali bisogni. Questo è un impegno che può essere migliorato dalla collaborazione dei cittadini di Trento per rendere sempre più solidale e responsabile tutta la comunità”.













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