Il Catullo «divorzia» dal D'Annunzio

Verona lascia Brescia per salvare i conti. L'ipotesi sarà presentata all'Enac


Roberto Colletti


VERONA. Il Catullo di Verona medita di separarsi dal D'Annunzio di Brescia. L'idea del divorzio, ormai un progetto, sarà illustrata la prossima settimana dal presidente dell'aeroporto di Villafranca ai vertici dell'Enac. E' una delle strade che Paolo Arena sta esaminando per riequilibrare il bilancio dello scalo assieme alla revisione dell'oneroso contratto con Ryanair.

Il 2011 si chiuderà con un rosso di 19 milioni di euro. Se la previsione è pesante, la situazione dei conti è ancor più complessa, appesantita da perdite che Paolo Arena, succeduto l'estate scarsa a Fabio Bortolazzi, ha deciso di neutralizzare. Due i punti critici: la gestione dello scalo bresciano di Montichiari, che pesa 7-8 milioni sull'ultimo bilancio, ed il contestato contratto con Ryanair che, si stima, produce una perdita di 3-4 milioni di euro.  Il consiglio d'amministrazione convocato ieri da Arena, ha tracciato alcune linee d'azione, sollecitato anche, seppur indirettamente, dall'indagine aperta dalla procura veronese sulle passate gestioni.

Le prospettive dello scalo bresciano sono la partita più consistente. Costato 20 milioni di euro, ancora privo di concessione, vede i soci in difficoltà nel trovare l'equilibrio azionario. L'ipotesi che nei mesi scorsi assegnava il 50 per cento agli enti veronesi (Comune anzitutto) e divideva l'altra metà tra Trentino Alto Adige (la Provincia di Trento, seconda azionista, ha già una quota del 20 per cento) e soggetti bresciani (Provincia ed industriali), non è più attuale. Perché i 117 milioni - valore stimato della società su cui si era calcolata la ripartizione - pare saranno ridotti da Ktlm ad 80 milioni e perché non è ancora chiaro come il governo, attraverso il ministro Passera, intenda riorganizzare gli scali aeroportuali del Nord Italia.

Il Catullo sta perciò esaminando l'ipotesi - pare giuridicamente percorribile - di assegnare una sub-concessione al D'Annunzio, lasciare la Provincia di Brescia e gli altri soci lombardi "padroni" dello scalo e rientare degli investimenti fatti. Eliminando con ciò la perdita che oggi grava sul bilancio. Questo lo scenario che sarà illustrato all'Enac, giovedì prossimo a Roma.

La seconda partita riguarda la revisione del contratto con Ryanair che costa al Catullo 17 euro per ogni passeggero in transito a Villafranca. Cifra elevata, contro i 10 corrisposti alla compagnia irlandese per il movimento prima gestito da Montichiari. Un contratto che, ha dichiarato Pierluigi Angeli, vice presidente del Catullo, «è inspiegabile e, sopratutto, non è passato dal consiglio d'amministrazione». Il direttore Massimo Soppani si è dimesso nel dicembre scorso, prima di doverne rendere conto al cda. Probabilmente se ne occuperà la procura veronese, ma nel frattempo pare vi siano elementi per consentire la revisione dell'accordo. I legali del Catullo ci stanno lavorando.

Sulle prospettive del D'Annunzio, insomma, grava ancora la nebbia, mentre non sfumano le voci dell'interesse di Malpensa per una rete che con Bergamo coinvolga anche Brescia.













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