Il bambino strappato alla madre potrà tornare in famiglia

Sentenza del tribunale dei minori: il piccolo era stato portato via dalla scuola. Ora ci sarà un reinserimento graduale a casa



TRENTO. Tre anni fa il caso aveva fatto molto scalpore: il bambino era stato portato via dalla scuola dagli assistenti sociali. Tolto ai genitori dopo la perizia di una psicologa. Ora arriva la decisione del tribunale dei minori che ha deciso di permettere alla famiglia di ricomporsi. Piano piano, gradualmente il bambino potrà tornare a casa e stare con mamma e papà. «Sono molto soddisfatto di questo decreto che predilige i rapporti famigliari. Il lavoro del nostro studio, dei consulenti e dei legali, compresi quelli del padre, e di alcune associazioni è stato premiato». spiega l’avvocato Francesco Migliriana. E contenti sono anche i soci dela comitato dei cittadini per i diritti umani che ha seguito il caso e che spiegano come «nel marzo del 2011 anche un sacerdote avesse rivolto una supplica per la restituzione di questo minore alla sua famiglia: una supplica originata dalla conoscenza personale del bambino e della famiglia e dalla constatazione, derivante dal semplice buon senso, che il ritorno in famiglia era la soluzione migliore per il bambino. Ora anche i periti, il pm, il tribunale e gli stessi operatori del villaggio Sos hanno accolto e condiviso questa preghiera».

La sentenza è stata depositata pochi giorni fa prevede che nei primi sei mesi il piccolo trascorra un pomeriggio alla settimana con la madre e uno con il padre alla presenza di un educatore. E che successivamente si passi a giornate intere da passere con i genitori. In vista, spiega il Ccdu di un graduale rientro a casa del bambino.

«Nel rapporto biennale 2011-2012 dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia - spiega Silvio De Fanti del Ccdu - si afferma che “tutte le esperienze mostrano che il capitale sociale costituito dalle relazioni familiari rappresenta un patrimonio che non potrà mai essere rimpiazzato da interventi sostitutivi che mettano in evidenza solo la fragilità e la debolezza delle famiglie”. In base alle ultime sentenze, sembra che il tribunale di Trento stia facendo suo questo principio, a dispetto delle stravaganti e bizzarre teorie della psichiatria e della psicologia, come ad esempio la cosiddetta inidoneità genitoriale, che prediligono altre soluzioni più invasive e meno rispettose delle famiglie. Questo ci fa ben sperare per il futuro».













Scuola & Ricerca

In primo piano