I vigili? Stanchi e stressati

Turni, lavoro di notte, armi addosso: i disagi della polizia locale


Camilla Giovannini


TRENTO. "Non si può lavorare, o far lavorare, senza una cultura della sicurezza". Con queste parole Maurizio Valentinotti, segretario generale della Fenalt, ha aperto ieri mattina il terzo seminario sui rischi professionali degli operatori della polizia locale dedicato, quest'anno, allo stress da lavoro. Nella sua esperienza di lavoratore e di sindacalista ha potuto riscontrare che quello della sicurezza sul luogo di lavoro non è ancora, purtroppo, un principio universalmente riconosciuto. Continuano a persistere, infatti, pregiudizi secondo i quali chi chiede sicurezza sia una persona pedante, pignola, o paurosa. In quest'ottica quei rischi non meccanici che possono mettere a repentaglio la salute psichica dei lavoratori sono affrontati con ancora minore attenzione.

Lino Giacomoni, comandante della polizia municipale di Trento, ha evidenziato come ogni giorno gli agenti debbano arricchire le proprie competenze rispondendo alle nuove esigenze di una comunità che sta cambiando. Questo può fare sorgere, talvolta, anche conflitti con l'utenza. Saper riconoscere e gestire le cause dello stress, prevenendolo, consente agli operatori di affrontare serenamente il proprio delicato ed importante lavoro.

Il legame tra il ruolo della polizia locale e la società è la chiave di lettura dell'indagine condotta dalla dottoressa Milena Bigatto, ricercatrice di Transcrime, che ha evidenziato la necessità di adattare strutture e scelte ai cambiamenti di contesto. Il Progetto Sicurezza 2002-2010 ha analizzato l'introduzione delle 16 nuove gestioni associate che raggruppano le 217 amministrazioni comunali trentine. Il conseguente profondo cambiamento organizzativo può aver contribuito ad un aumento dello stress tra gli operatori della polizia locale. Tra le cause la necessità di acquisire ulteriori specializzazioni, i cambiamenti della pianificazione dei turni e l'introduzione del lavoro anche notturno, la possibilità di dover portare un'arma, la nuova organizzazione dei corpi e i nuovi territori in cui operare.

Come affrontare tutto questo? La dottoressa Bigatto ha elencato le buone prassi sviluppatesi autonomamente nei diversi corpi: un'attenta organizzazione della turnistica, momenti di specializzazione, occasioni di incontro con i cittadini, anche attraverso la formazione nelle scuole. L'invito rivolto alle amministrazioni è quello di supportare e monitorare le condizioni di lavoro dei propri agenti, dando primaria importanza alla dimensione psicologica.













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