I trentini firmano per il Senato elettivo

Pacchetto di emendamenti: così i senatori del Gruppo Autonomie faranno pesare i propri voti per ottenere modifiche


di Chiara Bert


TRENTO. «Il Senato della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto su base regionale, contestualmente all’elezione del rispettivo consiglio regionale». Emendamento all’articolo 2 della riforma costituzionale Renzi-Boschi, firmato dai senatori Palermo, Zeller, Berger, Fravezzi, Laniece, Panizza, Battista, Buemi e Zin.

Nel pacchetto di emendamenti presentati dai senatori del Gruppo Autonomie c’è anche il ritorno ad un Senato elettivo, quello che il premier Renzi e il ministro Boschi vorrebbero scongiurare per non dover ricominciare daccapo il cammino delle riforme. Il braccio di ferro del presidente del consiglio con la minoranza del suo partito, il Pd, si gioca proprio su questo punto della riforma. E non è un caso che i senatori delle Autonomie abbiano messo anche questo tema sul tavolo: un modo per far pesare i propri voti, decisivi in un Senato dove la maggioranza è sul filo, e dunque per essere coinvolti al tavolo della discussione.

Da settimane il gruppo dei 19 senatori (tra cui ci sono anche senatori a vita) viene annoverato dalla stampa nazionale in quella parte di maggioranza che potrebbe creare seri problemi all’approvazione della riforma. Tanto che le telefonate da emissari del governo sono già partite all’indirizzo di diversi esponenti.

La partita è in realtà più complessa. Il Gruppo punta soprattutto a modificare altri aspetti della riforma. «Il testo va migliorato sulle funzioni del nuovo Senato», ha ribadito ieri intervistato dal Tgr Rai il capogruppo Karl Zeller (Svp). «Bisogna renderlo una vera Camera delle Regioni», spiega il senatore Franco Panizza (Patt), «il passaggio alla Camera ha svuotato il Senato di competenze. Questa riforma centralista non rientra nella nostra sensibilità e cercheremo di migliorarla. Ma sia chiaro che che il bicameralismo perfetto attuale va superato». Il senatore e costituzionalista Francesco Palermo insiste: «Bisogna decidere che cosa deve fare il Senato. Se diventa una Camera territoriale dev’essere legittimata dai territori».

Più che salvare l’elettività, il Gruppo Autonomie vuole portare a casa altro, a cominciare dalla possibilità per Trento e Bolzano, e per le altre Regioni speciali, di poter chiedere ulteriori spazi di autonomia «purché siano in equilibrio tra entrate e spese del proprio bilancio». Ma il tentativo di limitare l’impianto centralista della riforma, e di salvare un po’ di regionalismo, prevede anche la possibilità di attribuire condizioni particolari di autonomia su organizzazione della giustizia di pace e governo del territorio, alle regioni ordinarie, anche su richiesta delle stesse.

Quanto al nodo elettività, esiste anche un’altra formulazione dell’emendamento: quella che introduce il cosiddetto “listino separato” in cui eleggere i senatori contestualmente all’elezione del rispettivo consiglio regionale. Quella che secondo la presidente della commissione Anna Finocchiaro potrebbe essere uno dei punti di mediazione tra Renzi e il fronte dei contrari.

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