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I Sinti: «Vogliamo solo giustizia, non i soldi»

Il dolore di parenti e amici per la morte di Armando Held: «Non si può morire per una borsetta» e chiedono la verità sull’accaduto



TRENTO. «Non vogliamo soldi, del risarcimento non ci interessa nulla. Vogliamo solo giustizia: non vogliamo che quello che è accaduto, che questa tragedia, venga accantonata, messa da parte perché il morto è un sinto. Noi vogliamo la verità su quello che è successo, sulla morte di Armando».

Sono addolorati e ancora scossi Samuel e Mirco Gabrieli, legati ad Armando da un rapporto di parentela e di amicizia. E parlano a nome dei famigliari del 52enne morto sabato pomeriggio in località «di Centa», alla Vela, in un incidente stradale del quale gli agenti della polizia locale stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica. Sì perché si tratta di un fatto di cronaca particolare che necessità di numerosi accertamenti e verifiche visto che non ci sono stati testimoni oculari. I residenti della zona sono immediatamente accorsi per cercare di portare il loro aiuto, ma la loro attenzione è stata attirata dal rumore dello schianto e nessuno ha assistito in prima persona a tutto l’incidente. Ed è anche per questo che gli accertamenti della municipale non sono ancora terminati.

Ma Samuel e Mirco voglio anche ricordare Armando, parlare di lui, morto a 52 anni a pochi chilometri da casa, dal campo che si trova vicino alla Motorizzazione, nella zona della Sativa, al di là di quello che può raccontare una fedina penale. «Durante la sua vita aveva sbagliato ma aveva sempre pagato per quello che aveva fatto» chiariscono.

«Armando - raccontano all’ombra degli alberi del piccolo campo in via Ora del Garda mentre si sta preparando il pranzo della domenica - era una persona squisita. La sua porta era sempre aperta, per i suoi famigliari e per tutti, era un punto di riferimento ed era sempre pronto ad aiutare chiunque. Se avevi bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, basta chiamarlo e lui era sempre pronto a fare tutto il possibile». Armando lascia i cinque fra fratelli e sorelle, la moglie, i quattro figli e i sette nipoti, ma il dolore è forte in tutta la comunità che si è stretta attorno alla famiglia.

E per il funerale - che sarà celebrato martedì 7 giugno alle 11 nella chiesa di San Giuseppe in via Vittorio Veneto - sono attese fra le 300 e le 400 persone che stanno arrivando a Trento da tutta Italia per tributare l’ultimo saluto. «Nulla e nessuno - spiegano i Gabrieli - sarà in grado di riportarci in vita il nostro grande amico, e quello che chiediamo è che venga fatta giustizia. Non si può morire per una borsetta, e vogliamo chiarezza sull’accaduto. Armando deve avere la verità. E sia chiaro: non chiediamo questo per poter avere poi un risarcimento. Del denaro non ci interessa assolutamente nulla, non li vogliamo questi soldi. Se ci sono, che li diano a chi ne ha bisogno, che li usino per aiutare i bambini in Africa o i profughi siriani. Chiediamo solo la verità, nulla di diverso».

Un appello che viene lanciato a gran voce e che è rivolto in primis alla magistratura affinché questa triste vicenda non venga archiviata in fretta e furia. Una verità che forse potrà aiutare questa grande comunità a tentare di superare il lutto per la morte di Armando Held.

E anche ieri nella roulotte che è sempre stata la casa del 52enne si sono alternate decine e decine di persone per abbracciare la vedova e i figli e per ricordare ancora una volta e tutti assieme, il loro parente, il loro amico che ora non c’è più.













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