I sindaci uniti rieleggono Gianmoena

Consiglio autonomie, lo sfidante Mosaner attacca la Provincia: «Non ci ascolta». Andreatta: «Serve una voce più forte»


di Chiara Bert


TRENTO. La sfida lanciata a sorpresa da Adalberto Mosaner, sindaco Pd di Riva del Garda, non va a segno. Il consiglio delle autonomie, riunito ieri per la prima volta nella sua nuova composizione frutto della riforma istituzionale, alla fine ha confermato in modo compatto il presidente uscente Paride Gianmoena, sindaco di Varena, eletto in corsa nel 2013 in sostituzione di Marino Simoni (diventato consigliere provinciale) e ieri rieletto con 23 voti su 27 votanti.

I sindaci scelgono la continuità e l’approccio mediatore di Gianmoena, anche se - in più interventi ieri - lo hanno sollecitato ad alzare di più la voce con la Provincia e hanno condiviso le critiche sollevate da Mosaner. Quello del sindaco di Riva, componente di diritto del consiglio delle autonomie, è stato del resto un discorso tutto all’attacco di Piazza Dante: «Non ho timori reverenziali - ha esordito - ho presentato la mia candidatura per stimolare un dibattito e perché questa elezione non fosse un momento scontato. Talune volte non siamo stati ascoltati», e cita «l’ultimo groviglio amministrativo con le elezioni dei Comuni e delle Comunità e i referendum sulle fusioni», ma anche la riforma degli enti locali, la centrale unica di committenza, il taglio dell’8% alle opere pubbliche «che ci è piovuto sulla testa». «Serve più rispetto dei territori - incalza Mosaner - non possiamo essere solo il luogo a cui si chiedono pareri all’ultimo secondo, come sul protocollo di finanza locale». E invita i colleghi «a contare sulle grandi partite», Valdastico, Not, le gestioni associate «che dovrebbero partire a breve ma sulle quali è calato un silenzio totale».

Da parte sua, Gianmoena rivendica uno stile diverso: «Sono uomo delle istituzioni e ho rispetto dei ruoli. Noi siamo un organo di rappresentanza, non siamo il legislatore. Vero che qualche paletto andrà messo sui tempi troppo stretti che la Provincia spesso ci impone, ma sulle riforme i pareri li abbiamo dati». Alla riforma istituzionale, esorta, «bisogna dare il tempo di vederla applicata», e su un altro tema caldo che arriverà sul tavolo a breve, l’avvio delle gestioni associate dei Comuni sotto i 5 mila abitanti, «andrà trovata un’intesa sulla determinazione degli ambiti e sui tempi».

In nome dell’unità i sindaci hanno chiesto a Mosaner un passo indietro e a Gianmoena di raccogliere le sollecitazioni del sindaco di Riva. Lo ha fatto per primo il sindaco di Trento Alessandro Andreatta: «Non vedo due candidature in contrapposizione. Siamo chiamati ad una sintesi molto complicata tra esigenze dei piccoli e dei grandi Comuni, e abbiamo contato solo quando siamo stati uniti. Per il futuro dovremo provare a far arrivare la nostra voce con qualche proposta su temi comuni. E quando arrivano il presidente e gli assessori provinciali, non possono essere sempre i soliti 3-4 “cattivi” a parlare». D’accordo il sindaco di Pergine Roberto Oss Emer («Gianmoena è il giusto uomo di mediazione»), quello di Rovereto Francesco Valduga («Leggo la candidatura di Mosaner come stimolo, ma non ne ho capito il metodo»), di Arco Alessandro Betta, di Cembra Antonietta Nardin. «Avete aderito tutti alle mie tesi, ci misureremo nel prosieguo dei lavori», ha concluso Mosaner sfilandosi dalla corsa solo all’ultimo e senza ritirare esplicitamente la candidatura. Sulla scheda è rimasto il nome di Gianmoena. Che ora (vedi box a lato) dovrà proporre la sua giunta.

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