I Nomadi accendono Lavis: «Qui ci sentiamo a casa» 

A trent’anni di distanza la band è riuscita a riempire l’anfiteatro del parco urbano L’assessora Pasolli: «Abbiamo dimostrato di poter ospitare i grandi eventi»


di Daniele Erler


LAVIS . Sabato sera i Nomadi sono tornati all’anfiteatro del parco urbano di Lavis: trent’anni dopo la loro ultima esibizione. A dire il vero dei membri originali – quelli che avevano suonato al parco di Lavis, più volte, a finire degli anni Ottanta – c’era soltanto Beppe Carletti, lo storico tastierista del gruppo. Ma poco importa, perché la famiglia dei Nomadi è sempre la stessa: «Sono emozioni uniche, in Trentino ci sentiamo come se fossimo a casa, qui l’accoglienza e il calore non mancano mai», ha scritto il gruppo su twitter dopo il concerto.

La famiglia non è fatta solo dai musicisti, ma anche dai tanti loro ammiratori. Alcuni erano su queste stesse gradinate trent’anni fa: «Io li seguo da quando venivano al parco di Lavis negli anni Ottanta – ci dice una delle spettatrici, Antonella Brugnara, dopo il concerto – negli anni passati arrivavo a fare anche dieci concerti all’anno: andavo pure da sola, dormivo in macchina, come una vagabonda. Quanti bei ricordi».

I vagabondi a Lavis sabato erano davvero tanti, di tutte le età, e hanno fatto il “tutto esaurito”: più di mille gli spettatori paganti, a cui si devono aggiungere i bambini sotto ai dieci anni che sono entrati gratis. E poi ci sono state le decine di “portoghesi” che hanno strappato il telo per poter guardare il concerto a scrocco, da via Fontanelle, all’esterno del parco.

L’anfiteatro del parco urbano di Lavis così pieno, così brulicante di gente e di entusiasmo, non lo si vedeva da decenni. «Non sono mai stata così emozionata, devo ringraziare tutti: i volontari e i professionisti che hanno reso possibile l’evento – dice Caterina Pasolli, assessora comunale alla cultura che ha avuto l’idea di riportare i Nomadi al parco urbano –. Abbiamo dimostrato che Lavis può ospitare eventi di questa portata».

Un ringraziamento Lavis lo deve comunque anche a Giove pluvio, dato che dal cielo non è scesa una goccia di pioggia. L’anfiteatro ha una copertura, ma in caso di forti temporali le ultime gradinate rischiano di bagnarsi. Così non è stato. Sabato tutto è andato secondo i piani, e a trarne beneficio è stata anche l’associazione Tennistavolo che gestisce il “bar del parco”, preso d’assalto prima e dopo il concerto. E poi c’è la musica. Quella che i Nomadi hanno scritto in 55 anni di carriera, capace di unire generazioni diverse: «Ma che film la vita, tutta una tirata, storia infinita, a ritmo serrato, da stare senza fiato».

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