«I mercatini di Natale? Un fenomeno in declino»

Dal Rì, “patròn” di Pergine: sulle bancarelle trionfa la banalità, ormai la stessa offerta si trova a Segrate. I visitatori sono tanti, ma la ricaduta è poca cosa


di Giuliano Lott


TRENTO. Mentre il Mercatino di Natale di piazza Fiera aspetterà la fine del mese, a Pergine l’omologa manifestazione è già arrivata al secondo weekend. E Pier Dal Rì, ex dirigente della Provincia che da anni coordina l’organizzazione perginese, è impegnatissimo da ben prima del 10 novembre.

Come mai Pergine è partita in splendida solitudine, un mese e mezzo prima di Natale?

Qualcuno doveva pur partire per primo. La nostra è un’operazione che si regge sul volontariato, se ci rivolgessimo ad agenzie private non staremmo in piedi: i costi non sarebbero sostenibili. Abbiamo deciso in autonomia di iniziare prima, soprattutto per garantire gli allestimenti. Che sono molto impegnativi, con 40 casette distribuite in tutto il centro storico. Richiedono una lenta preparazione e giornate lunghe, per poter sfruttare la luce del sole, poiché servono molte ore di lavoro. Ogni anno cerchiamo di cambiare allestimento.

La risposta del pubblico finora com’è stata?

Abbastanza positiva, tenendo conto del fatto che per tre fine settimana siamo l’unico mercatino natalizio aperto. Per ora i visitatori sono soprattutto persone della zona, di Pergine e dintorni, con qualche veneto. Gli arrivi massicci, con le comitive in pullman, inizieranno dal prossimo weekend.

Appunto. Trento ogni anno accoglie numeri impressionanti di visitatori. E voi?

Devo dire che invidio Claudio Facchinelli. Da vent’anni propone il mercatino nello stesso posto, con gli stessi espositori e forse gli stessi visitatori. Qui a Pergine dobbiamo cambiare ogni anno per trovare motivazioni e soddisfazione. Trento però è inserita nel circuito dei mercatini natalizi, quello che fa i grandi numeri.

Il business dei mercatini...

In Italia c’è un pool di operatori che vendono il “pacchetto mercatini” organizzando comitive che in pullman si spostano in continuazione riuscendo a visitare nell’arco di una giornata due o più città: Trento e Bolzano, o Bolzano e Innsbruck. Entrare in questo circuito porta molti visitatori. Da noi, fino a una decina di anni fa, c’era un solo albergo dotato di impianto di riscaldamento. Può sembrare una follia, ma in Valsugana l’inverno è una stagione morta. Ora di alberghi con riscaldamento ce ne sono dieci. Significa che l’indotto dei mercatini a Pergine sta portando non solo semplici visitatori “mordi e fuggi”, ma turisti che si fermano due o tre giorni in albergo, magari per girare tra i vari mercatini della regione.

Affari d’oro per Trento, dunque.

Non scherziamo, 500 mila presenze ogni anno a Trento sono tante, anche se magari vengono conteggiati pure gli studenti che escono la sera per bere un brulè. Però la ricaduta economica è quella che è. Nessuno si ferma a cena o in albergo, rientrano a casa in giornata. E chi gira per mercatini non spende più di 15 euro a testa.

Qual’è lo stato di salute dei mercatini natalizi trentini?

E’ un fenomeno destinato a sgonfiarsi. A meno di non ripensarli come piacevole modo per attendere il Natale, ma con una formula diversa. Ormai i mercatini li fanno anche a Segrate, con la stessa merce che si trova sulle nostre bancarelle. Col tempo anche i milanesi capiranno che le differenze sono solo le ore di pullman.

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