«I lavoratori anziani tutor dei colleghi giovani»

Pomini (Cisl) suggerisce di chiedere la delega sull’organizzazione del lavoro per evitare lo scontro fra generazioni e dare un po’ di slancio all’occupazione


di Robert Tosin


TRENTO. Sindacati, categorie e Provincia venerdì saranno allo stesso tavolo per analizzare gli ultimi dati diffusi dall’Istat. La fotografia è molto preoccupante e segna un balzo della disoccupazione di oltre 2 punti percentuale registrati nel primo trimestre e 5 mila posti di lavoro volatilizzati su base annua. Scatta dunque l’allarme rosso e il vertice non poteva tardare. Ci sarà, ovviamente, anche Lorenzo Pomini, segretario della Cisl trentina.

Dall’incontro usciranno nuove strategie anticrisi?

Per prima cosa dovremo analizzare bene i dati disaggregati. Non è la prima volta che le statistiche ci danno sugli altari un mese e nella polvere il mese dopo.

Il primo trimestre non è attendibile, ma è comunque un segnale di attenzione.

Sono dati che vanno letti nel loro contesto, ma non c’è dubbio che la crisi dovesse arrivare con tutto il suo peso anche in Trentino.

Che finora ha retto.

Sì, fino ad ora la collaborazione tra Provincia e parti sociali ha portato all’applicazione di una serie di strumenti rivelatisi utili a contenere la bufera. Ma il perdurare della situazione internazionale non poteva non giungere fino al Trentino.

Si dovranno elbaorare nuovi progetti a favore delle imprese e dell’occupazione?

Servono delle strategie per parare il colpo nei prossimi due o tre anni. Sappiamo che in Trentino la crisi e, poi, la ripresa arrivano più tardi rispetto ad altri scenari.

Da dove si deve partire?

La crisi fa selezione naturale tra imprese e occupazione, si tratta di capire quali sono i settori che soffrono, quelli che hanno potenzialità per assorbire i posti perduti e quelli che sono invece cotti e hanno bisogno di riconvertirsi.

Ha già un’idea?

Per esempio penso all’edilizia che ha già mostrato la corda. Non si può pensare di continuare a costruire il nuovo. E così le imprese devono riconvertirsi alle ristrutturazioni green.

Il Festival dell’economia si è occupato dei giovani e della difficoltà nel trovare lavoro.

Alcune cose sono state pensate, ora si tratta di declinarle nella pratica, penso ad esempio all’apprendistato e alla casa dei mestieri.

Sì, ma con l’aumento dell’età pensionabile il futuro si fa fosco.

E’ deleterio continuare a mettere contro le generazioni:anziani contro giovani, uno che ruba il posto, l’altro che deve pagare la pensione.

Suggerimenti?

Sarebbe bello che Dellai chiedesse la delega non solo per il welfare, ma anche per l’organizzazione del lavoro. Il ministro Fornero ci vuole come laboratorio? Eccoci pronti, ci dia la delega.

Per farne cosa?

Per esempio per copiare quello che fanno all’estero. Non è pensabile che un lavoratore di oltre 60 anni sia impiegato come un ventenne. Basti pensare ai settori del porfido o dell’edilizia.

Mandarli a casa però non si può più.

Non si può, ma perché ad esempio non pensare ad una sorta di part time? E la loro stessa occupazione dovrebbe essere convertita, magari preparandoli per lavori diversi, meno pesanti, dove l’esperienza conti di più della forza fisica. Così il lavoratore più anziano diventa quasi un tutor del giovane, svolge mansioni diverse e lascia spazio alle nuove generazioni.

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