I giovani senza lavoro scelgono i partiti estremi

I risultati della ricerca presentata all’Iprase: chi è senza occupazione lascia il Pd per la sinistra radicale o la destra. Ma resta sempre la fiducia nella Provincia


di Michele Stinghen


ROVERETO. I giovani disoccupati trentini tendono a non votare, o a scegliere partiti più "estremi": il dato emerge dalla ricerca sulla precarietà lavorativa e gli orientamenti ideologici in Provincia di Trento. L'indagine, presentata venerdì all'Iprase, ha avuto un campione di 270 ragazzi intervistati, tra i 20 ed i 35 anni. Cofinanziata dalla Fondazione Caritro, è stata curata dal dipartimento di scienze dell'educazione dell'Università di Bologna e dalla stessa Iprase. Lo scopo era mettere in luce le tendenze politiche dei giovani, alle prese con precarietà o mancanza totale di lavoro. É emerso sì che i precari e ancora di più i disoccupati rifiutano di più le tradizionali distinzioni destra - sinistra, ma che non è affatto vero che arrivano a disinteressarsi della politica. Anzi, sono più coinvolti; piuttosto, lasciano i partiti tradizionali (in particolare il Pd) per votare per partiti più radicali, della sinistra più sinistra o nel centrodestra. Dalla ricerca invece sembra che l'incertezza generale non favorisca il Movimento 5 Stelle, che pescherebbe più voti invece tra chi ha una posizione di lavoro stabile (15%, ma il 7% tra chi non ha lavoro).

Nelle intenzioni di voto, tra gli stabili il Pd è oltre il 30%, scende al 27 tra i precari, e crolla tra i disoccupati - 20%. I partiti della sinistra radicale guadagnano, passando dal 17% tra gli stabili al 25% tra i disoccupati; ci guadagna un po' il centrodestra, al 8% tra i giovani trentini con un contratto stabile, all'11% tra i disoccupati. Ma aumenta soprattutto la tendenza a non votare, o a votare scheda bianca, che è già alta tra i contrattualizzati (22%), sale al 30% tra i precari e tocca il 34% tra i disoccupati. I ricercatori (Piergiorgio Corbetta e Pasquale Colloca), visto il campione, ci tengono a sottolineare che questo «Non è pienamente rappresentativo, ma ci indica delle chiare tendenze e conferma il fatto che la posizione lavorativa influenza di molto gli atteggiamenti politici ed ideologici. Nel voto - spiega Colloca - sembra che i partiti che pongono di più l'accento sul lavoro, come quelli della sinistra radicale, attraggano di più rispetto a quelli moderati; e che il Movimento 5 Stelle, che poggia la propria proposta sul altri temi, non abbia il favore dei disoccupati». Perdono anche le istituzioni; se però la fiducia verso partiti e Parlamento è sottoterra (il 90% ha poca o nessuna fiducia) Provincia e Comuni invece godono un buon nome (oltre il 70% di fiducia, di meno tra precari e disoccupati).

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano