I Francescani scesi da 250 a 60 «I giovani temono scelte durature»

TRENTO. Oggi sono 60, cinquant’anni fa erano 250, compresi gli studenti. I francescani non si sottraggono agli effetti della secolarizzazione della società. L’interesse dei giovani c’è, ma a frenarli...


di Luca Marognoli


TRENTO. Oggi sono 60, cinquant’anni fa erano 250, compresi gli studenti. I francescani non si sottraggono agli effetti della secolarizzazione della società. L’interesse dei giovani c’è, ma a frenarli è il timore di scelte definitive, spiega padre Saverio Biasi vicario provinciale dei Frati Minori e vicario episcopale della Vita consacrata, un ruolo di coordinamento di tutti gli istituti religiosi.

I cappuccini hanno chiuso i conventi di Condino e Ala, aperti da 250 e 400 anni. Un quadro che può confermare per l’ordine a cui appartiene?

La situazione è analoga un po' per tutti gli istituti religiosi. Entro il 2015 abbiamo in previsione il ritiro da Borgo, dove ci sono tre frati a servizio del monastero della chiesa. Il servizio di cappellania sarà garantito dai frati di Pergine, mentre rimarranno le 11 suore clarisse del monastero, lì da 30 anni.

Il convento da quanto c’era?

Dal 1643, quando fummo eretti come provincia, assieme ai conventi di Campo Lomaso, Cles, Mezzolombardo, Pergine e Cavalese. Trento era già esistente ai tempi di San Francesco, nel 1221, con un gruppo di frati a Piedicastello, poi fu realizzato il convento di San Francesco in piazza Venezia e quello di San Bernardino in via Grazioli. Nel 1470 arrivò quello di Arco. C'è infine la custodia del cimitero di Trento, assunta nel 1906 e proseguita fino al 2006: ora rimane solo il servizio alla chiesa.

Negli ultimi 20 anni ci sono state importanti chiusure.

Sì, a Villazzano, Arco, Trieste, il ritiro da San Romedio e Gorizia. Il convento di San Bernardino, nella sua struttura storica, è stato ceduto all'associazione Nuovi Orizzonti mentre i sei frati ora risiedono nell'antica villa dei Madruzzo, sede della Curia provinciale. Rovereto e Campo Lomaso, invece, sono stati ceduti completamente. La più frequentata è l'infermeria - casa di riposo, in cima a via Grazioli, dove ci sono una quindicina di frati tra degenti e chi fa servizio.

Qual è il vostro impegno?

Manteniamo il servizio religioso nei conventi, all'ospedale e casa di riposo di Borgo, all'ospedale, a Villa Rosa, in casa di riposo e all'ex psichiatrico di Pergine. C'è poi la disponibilità di accoglienza alla porta in quasi tutti i conventi, con 4-5 posti d'emergenza (solo per il vitto), ma soprattutto il servizio di accoglienza stabile nel convento di Cles, a favore delle nuove forme di povertà, con 15 ospiti che vivono con i frati.

La crisi delle vocazioni: un fenomeno inesorabile?

Vi è un forte ridimensionamento, causato anche dalla situazione sociale, ma la presenza nella Chiesa rimarrà e il francescanesimo pure. In quali forme e con quali numeri è difficile dirlo.

Avete beneficiato dell'“effetto Papa Francesco”?

Con il nome che ha assunto e il suo stile pastorale, è una figura carismatica che può suscitare una spinta radicale di vita evangelica. Tra un mese un giovane emetterà i voti definitivi. Ci sono diverse persone che si avvicinano a noi, ma resta un certo timore legato alla definitività della scelta. Al “per sempre” e alla gratuità che richiede. Una cosa analoga succede per la vita matrimoniale.

Qual è il ruolo di un religioso in una società sempre più secolarizzata?

Cerco di esprimere la gioia della mia scelta e di trasmettere la serenità, la pace e la misericordia di Dio, di cui parla papa Francesco. Sono tanti coloro che hanno bisogno di un confronto per capire che la vita è un dono grande bello e va oltre le fatiche, i dolori e le contraddizioni di questo mondo contemporaneo.

C'è chi, per reazione al modello consumistico, è in cerca di senso: trova risposte nella religione o in qualcos’altro?

Nella religione o in fondamentalismi che diano risposte immediate. Ma la religione può dare un percorso di vera libertà e pace interiore.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera