emergenza immigrati

Hotel al completo: ospita solo profughi

Il titolare del Quercia: «Sono sempre stato e resto leghista. Prendo chi mi dà da lavorare: non guardo il colore della pelle»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. In città è già stato ribattezzato “l’hotel dei profughi”. Perché né bar, né ristorante e nemmeno le stanze sono accessibili a clienti di passaggio o turisti alla scoperta della Vallagarina. L’albergo Quercia, sulla strada statale, ora ospita solo e soltanto profughi. Ed è sempre “al completo” come riporta la scritta con un pennarello sulla porta d’ingresso. Una manna, una grazia caduta dal cielo per il titolare Elio Nave. Giovani, adulti, coppie con bambini nel passeggino si aggirano con i loro pochi bagagli nella hall: arrivano, restano alcuni giorni e poi via, per un’altra destinazione. E, ironia della sorte, ad accoglierli, oltre agli operatori, c’è proprio lui, Elio Nave, un leghista doc. Già, lui un fedelissimo del partito di Salvini, di quelli che vogliono affondare i barconi degli immigrati, che manifestano (è successo anche davanti all’hotel Quercia) contro l’arrivo di disperati dal Nord Africa o dal Medio Oriente. Ma Nave, da che parte sta? «Sono sempre stato un leghista e sempre lo sarò. Non vedo alcuna contraddizione» afferma schietto. Perché «io prendo chi c’è e non guardo il colore della pelle. Sa cosa le dico? Che non ci fossero loro io avrei dovuto chiudere anche l’albergo...»

“Pecunia non olet” dicevano i latini, ovvero “il denaro non ha odore”. E da qualsiasi parte arrivi, purché onesto, non lo si rifiuta mai. Soprattutto in un periodo di crisi. «Ai primi di giugno - spiega Nave - ho dovuto chiudere il ristorante: noi lavorevamo tanto con gli operai delle ditte, di chi lavorava nell’edilizia a chi ruotava attorno alle fabbriche della zona industriale, ma la crisi si è fatta sentire. Eccome si è fatta sentire. È tutto bloccato e noi ne abbiamo fatto le spese. Avevamo provato ad aprire anche una pizzeria, sempre qui in albergo, ma non è andata come speravamo. E anche l’albergo non funzionava a dovere: qualcuno di passaggio e poche, pochissime le prenotazioni di qualche turista. Sì qualcuno aveva riservato una stanza per la Strongmanrun ma l’abbiamo disdettata...»

Eh già perché da quando è arrivata la richiesta di ospitare qualche profugo con il centro della protezione civile di Marco al completo, Nave non ha detto assolutamente di no. Anzi: «Per fortuna sono arrivati loro, altrimenti avrei chiuso anche l’albergo perché non si riusciva a coprire le spese. Tanto che ho dovuto licenziare il personale...» ammette senza problemi il titolare del Quercia. E così da qualche stanza ora si è passati al “tutto esaurito”, una “riconversione” completa dell’albergo ora soltanto riservato ai profughi. Il loro numero varia: da una quindicina ad una cinquantina a seconda delle quote assegnate al Trentino. E con gli immigrati i soldi sono sicuri: il Quercia fornisce soltanto camere e prima colazione, mentre i pranzi arrivano da fuori, da Trento. Di tariffe non si parla, ma non pare azzardato ipotizzare un costo di un paio di decine di euro a profugo al giorno. «E’ gente tranquilla, che non dà problemi. Loro stanno qui nel piazzale o vanno a farsi un giro in città, ma non fanno casino a differenza di certi clienti che non avevano a che vedere con loro, che non arrivavano con i barconi...» taglia corto Elio Nave.

Che poi aggiunge: «Dove li lasciamo questi disperati? Guardando la televisione vedi il dramma di queste persone. Ma io mi chiedo: cosa c’è alle spalle di questa ondata migratoria che sembra non finire più? Come fanno a pagarsi i viaggi? Dove trovano i soldi, se è vero che si parla dai 3-4 mila euro per affrontare la traversata quando sì e non guadagnano nelle loro terre un euro al giorno? Se davvero avessero tutte quelle somme che spendono per il viaggio della speranza credo che starebbero bene a casa loro» è convinto Nave. Così come è convinto che alle spalle di questi drammi ci siano «multinazionali che pagano i viaggi per poi sfruttare le terre in Africa o in Medio Oriente. E quando arrivano in Italia questi profughi dove vanno a finire? Dove li mettiamo? Certo, non lo nego, che loro arrivando nel mio albergo mi hanno evitato la chiusura, ma i problemi non si risolvono qui. E spesso i politici parlano a vanvera...» conclude Nave dell’hotel “al completo”.

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