processo

«Ho un farmaco anti Aids»: poi lo truffa

Imprenditore trentino convinto a entrare in società: ha sborsato quasi 200mila euro a un sedicente agente segreto



TRENTO. All’inizio, per convincere la sua vittima - un imprenditore trentino - della bontà della proposta, s’era spacciato per un componente dei servizi segreti con agganci e amicizie politiche altolocate anche a livello internazionale. Fatto questo, è iniziata la seconda fase del piano: l’uomo, un cinquntacinquenne romano ora a processo per truffa, ha spiegato di essere il comproprietario dei diritti di sfruttamento di un nuovo farmaco prodotto e già brevettato in Bielorussia, in grado di curare patologie come l’Hiv. Poste le basi per il raggiro, il romano ha organizzato una serie di incontri con l’imprenditore trentino, nel corso dei quali gli ha proposto di far parte di una società in via di costituzione, il cui obbiettivo era lo sfruttamento del farmaco, dopo averne ottenuto il brevetto italiano.

Per essere ancora più persuasivo, il cinquantacinquenne aveva consegnato alla sua vittima documentazione relativa al prodotto, rivelandogli che del progetto avrebbero fatto parte anche altri importanti imprenditori italiani. L’amo era stato lanciato e il “pesce”, come previsto, aveva abboccato. A quel punto, il romano ha convinto il trentino a sottoscrivere, insieme ad un altro uomo straniero, sedicente referente dell’azienda farmaceutica bielorussa, un impegno formale nella costituzione della nuova azienda e, contestualmente, a firmare tre assegni bancari per un importo complessivo di 25mila euro e firmare l’atto costitutivo della nuova società.

A queste operazioni sono poi seguiti, da parte del trentino esborsi – tra il maggio e il giugno del 2010 - di 91mila euro e 78mila dollari. Cifre consistenti, insomma, alle quali seguivano ogni volta rassicurazioni da parte dell’uomo ora imputato sull’attivazione della procedura finalizzata alla brevettazione del farmaco nel nostro Paese. Procedura che poi, però, ovviamente all’insaputa dell’imprenditore trentino, il romano bloccava, ritirando la richiesta di brevetto, e mettendo in liquidazione la società appena nata.

Solo più tardi, quando ormai la truffa era stata portata a termine e sono venuti a galla i primi sospetti, la vittima s’è rivolta al suo legale scoprendo che il romano e il suo complice non avevano alcun diritto di proprietà sul farmaco. Non solo: il farmaco stesso non era mai stato commercializzato in Bielorussia dal momento che ne era stata accertata la pericolosità. Di qui la denuncia e il successivo avvio del procedimento nei confronti del cinquantacinquenne di Roma.

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