«Ho preso un buttafori, che altro dovrei fare? Sono deluso»

È imbufalito Stefano Dorigatti (in foto) , e pure deluso, ma gli viene anche da sorridere, sta tra l’amaro e l’incazzato, quando legge che tra le motivazioni per limitare l’orario di apertura della...



È imbufalito Stefano Dorigatti (in foto) , e pure deluso, ma gli viene anche da sorridere, sta tra l’amaro e l’incazzato, quando legge che tra le motivazioni per limitare l’orario di apertura della Scaletta c’è anche il gran flusso di persone in zona causato dai mercatini, il che non pare proprio. Con lui commentano i pochi che, pochi minuti dopo l’apertura serale del locale, e a poche ore dall’arrivo dell’ordinanza sindacale, sono presenti in via S.M.Maddalena. «No, così non va proprio bene – attacca il gestore che per anni, insieme al fratello Paolo, scomparso tre anni fa, a mamma Giovanna e papà Renzo ha avuto in mano il Campel di Villamontagna – Sono decisamente deluso dal comportamento dell’amministrazione comunale». Anche in passato la Scaletta ha avuto qualche problema in quanto a schiamazzi e rumori vari in orario notturno, tiene aperto fino alle 2, ora la limitazione d’orario. «Ho anche preso un buttafuori per tenere sotto controllo la situazione – prosegue Dorigatti – Ed è un costo in più. L’altra sera mi sono preso pure un pugno in faccia perché ho cercato di far abbassare il tono ad alcuni ragazzi. Che devo fare, ancora? Sull’esterno non è mia responsabilità, per dirla tutta, la strada è comunale. Eppure cerco di intervenire». Il gestore afferma che con tutta probabilità, anzi, quasi certamente, non farà ricorso. «Avanti che lo presenti siamo già al 6 gennaio, termine ultimo di validità dell’ordinanza», commenta. «E poi – prosegue – se arrivano tanti ragazzi e questo è diventato un punto di aggregazione giovanile magari vuol dire che lavoro, faccio il mio mestiere bene. Senza contare che con questa chiusura anticipata ci perdo un bel po’ di soldi». Dentro l’osteria del vicolo i pochi presenti annuiscono. Sono i primi avventori del sabato sera. I ragazzi devono ancora arrivare. (pa.pi.)













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