Gli stranieri salvano l’estate dei rifugi

Arrivano anche dalla Corea. A giugno +23%, giù luglio e agosto Tirano le escursioni per famiglie, mentre cala l’alpinismo


di Elena Baiguera Beltrami


TRENTO. La montagna sembra proprio essersi ripresa la scena rispetto alla tradizionale vacanza al mare a giudicare dall’estate 2018, affollatissima in quasi tutte le località del Trentino. Settembre dunque è tempo di bilanci per quanto riguarda la stagione dei rifugi, anche se le alte temperature di questi giorni permettono ancora escursioni e scalate e dunque l’estate pare tutt’altro che conclusa. Non sarà più una frequentazione così massiccia come i mesi scorsi, ma se il tempo tiene, anche i weekend di settembre e ottobre potrebbero dare soddisfazione. Ma come è andata in generale la stagione estiva nei mesi di giugno, luglio e agosto? La Commissione Rifugi della SAT che può vantare un campione rappresentativo di 35 strutture di proprietà sulla totalità di un centinaio di rifugi in Trentino, riferisce di un giugno al di sopra di ogni più rosea aspettativa con un 23% di pernottamenti in più rispetto al 2017, mentre in luglio a causa di un meteo non sempre clemente, i pernottamenti registrano un calo del 10% sull’anno precedente. Per quanto concerne agosto le rilevazioni sulle presenze non sono ancora complete, ma la tendenza parla di un leggero calo rispetto al 2017, che fu peraltro un anno record. Il buon successo del mese di giugno è anche legato al fatto che ormai quasi tutti i rifugi, sia in quota, che sugli altipiani, anticipano le aperture rispetto alle date canoniche (20 giugno-20 settembre) pertanto la clientela straniera approfitta di questo esordio di stagione solitamente poco affollato. Non esistono invece dati ufficiali rispetto ai pasti consumati, ma a giudicare dall’affollamento di turisti fino al 26 agosto, il lavoro dei gestori è stato intenso per soddisfare le migliaia escursionisti. Per quanto concerne i pernottamenti a fare la differenza sono gli stranieri (inglesi, americani, australiani, coreani) totalmente incuranti del meteo, mentre per quanto concerne la clientela italiana è più frequente che ci si lasci influenzare dagli smartphone, anche se spesso, soprattutto in agosto, il tutto si risolveva in qualche goccia di pioggia nel tardo pomeriggio. La pratica dell’alpinismo, che solitamente interessava molti rifugi in quota, non è più cosi assidua come una volta, ma in compenso l’escursionismo, anche d’alta quota (vie ferrate) e la presenza di moltissime famiglie con bambini sui sentieri di montagna è in forte crescita. Ci sono anche rifugi che rispetto alla media vanno in controtendenza anche in luglio e agosto, con un lusinghiero segno più, rifugi che peraltro non sono inseriti in un circuito, dove si può programmare il gettonatissimo “giro dei rifugi”, come ad esempio il Segantini in Val D’amola, oppure le strutture a bassa quota come il Cima Lancia, o il rifugio Pernici e il Taramelli. Un rifugio che fa numeri importanti è il Tuckett nel Gruppo di Brenta, che è sempre al secondo o terzo porto in termini di pernottamenti. Ancora particolarmente frequentati di giorno i rifugi a poca distanza dagli impianti di risalita come il Graffer sul Grostè, il Rosetta nel Gruppo delle Pale di S. Martino, il Ciampedie e il Roda di Vael nel Gruppo del Latemar. Per contro ci sono anche rifugi che quest’anno registrano numeri particolarmente bassi, perché collocati ad altissima quota, rifugi che un tempo fungevano da punto d’appoggio per gli alpinisti, oppure dove a partire da giugno di quest’anno, sono iniziati i lavori di ristrutturazione come il Boè (2.873 metri) nel Gruppo del Sella, ma si tratta di situazioni particolari.















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