Gli scolari delle Sanzio “adottano” la suora africana 

La storia. Con il ricavato del mercatino della scuola pagano gli studi all’Università a Shyline Maphosa, che ha 26 anni, vive nello Zimbabwe e vuole diventare medico. L’iniziativa è di Lifeline Dolomites, organizzazione  di volontariato della val di Fassa: «Così li aiutiamo davvero a casa loro»


ALBERTO FOLGHERAITER


Trento. Per fortuna che ci sono loro, i bambini. Quelli delle scuole “Sanzio” di Trento, i quali hanno adottato una suora africana. Si chiama Shyline, ha 26 anni, e loro, i bambini, le stanno pagando l’università per farla diventare medico. Pediatra dei bambini africani.

Non è una storia natalizia, relegata al tempo nel quale, per contrastare il freddo dell’anima, anche i cuori più duri tentano di scongelarsi. Perché l’impegno dei bambini delle “Sanzio”, con il supporto fondamentale delle loro insegnanti, dura tutto l’anno. Da oltre un anno. Preparano piccoli oggetti di artigianato artistico, realizzano ciondoli di legno, cartoncini illustrati, ninnoli da appendere all’albero di Natale. A metà dicembre la loro scuola si apre ai genitori, ai nonni, agli amici di famiglia. Diciotto bancarelle, allestite nei corridoi, trasformano la scuola progettata da Adalberto Libera (1933) in quello che dovrebbe essere: un museo. In questo caso un piccolo, grande, museo della solidarietà.

Il mercatino e altre iniziative che la scuola predispone nel corso dell’anno, servono per pagare l’università a suor Shyline Maphosa. Grazie ai cuccioli di Trento, un giorno la suora sarà medico. Sta già frequentando, con gran bei voti (oltre la media del 9), il secondo anno di università. Il fatto che gli studi siano “pagati” dai bambini dice più di un trattato di sociologia su quanto sia scombinato il mondo dei grandi. Non tutti, per fortuna, sono impegnati ad alzare muri, a lanciare slogan, a fare bottino elettorale sulla pelle, possibilmente nera, di chi sta peggio di noi. E se lorsignori cavalcano lo slogan “aiutiamoli a casa loro”, i bambini delle “Sanzio” lo hanno preso come un impegno.

Tutto è cominciato grazie a “Lifeline Dolomites”, una Odv (organizzazione di volontariato) della Val di Fassa il cui è presidente Claudio Merighi: “È un’associazione che conta circa cento volontari: metà in val di Fassa, gli altri in giro per l’Italia. Abbiamo cominciato nel 2000 a promuovere iniziative di solidarietà rivolte alle aree povere del pianeta. Siamo una piccola costola della Croce Rossa della Val di Fassa. L’esordio come gruppo di appoggio al dott. Carlo Spagnolli, di Rovereto, impegnato fin dal 1975 come medico in Africa. Poi abbiamo allargato la collaborazione ad altre organizzazioni di volontariato presenti sul territorio. Ci siamo impegnati a organizzare tutte quelle iniziative che possano far emergere nell’opinione pubblica lo spirito di solidarietà fra i popoli”.

Tra queste, il coinvolgimento dei bambini delle scuole “Sanzio” già interessati, da vari anni, a un progetto umanitario in Perù. A loro “Lifeline Dolomites” è approdata per l’amicizia di un’insegnante della scuola con una coppia di sanitari impegnati in Africa.

Il dottor Dario Visconti, già primario e direttore sanitario dell’ospedale di Cavalese e sua moglie, Alberta Spagnolli, infermiera professionale, hanno compiuto varie missioni presso l’ospedale di Chinhoyi, nello Zimbabwe. Qui hanno conosciuto la giovane suora. La religiosa aveva manifestato loro il desiderio di studiare e diventare medico, per essere maggiormente utile alla propria comunità. In Africa l’università ha costi europei e per portare suor Shyline alla laurea servono oltre 60mila dollari, diecimila euro all’anno.

Spiega il dr. Visconti: “Con le sole nostre forze non ce la potevamo fare, anche perché siamo impegnati su più fronti. Pertanto abbiamo cercato degli sponsor. Così si è prospettato il coinvolgimento della scuola primaria di Trento. Un capovolgimento di prospettiva, la rottura di una tradizione. Di solito sono i grandi che adottano un bambino; qui ci sono dei bambini che fanno sacrifici, entrano in un progetto a favore di un adulto. Grazie alla collaborazione con le insegnanti, lo scorso anno è nata questa “cordata per l’Africa, i piccoli aiutano i grandi” che assicura un cospicuo contributo alle spese per il percorso di studi della suora dello Zimbabwe”.

“In questi giorni – rincara Claudio Merighi – stiamo caricando un container di generi di prima necessità, medicinali e materiale sanitario. Sarà inviato alle suore della Carità di Chinhoyi perché la situazione è tragica e sono in aumento i casi di malnutrizione. Il nostro intervento in quella regione continua con l’assistenza”.

Se l’appetito vien mangiando, l’indigenza manifesta le proprie richieste di aiuto anche senza il tam tam dei tamburi. Infatti, il medico Visconti è stato “agganciato” da altre suore di un ospedale, a Chirundu, in Zambia.

“Grazie a Visconti – spiega Merighi – stiamo studiando un progetto di intervento in quello che è davvero un ospedale a misura dei poveri. A differenza dello Zimbabwe dove, se non hai il denaro dall’ospedale governativo resti fuori, in questo dello Zambia, che è un ospedale missionario, accettano tutti. Chi può dare qualcosa lo fa, ma sono tutti curati nel senso più pieno e cristiano della solidarietà umana”.

Inutile dire che lo slogan elettorale “Aiutiamoli a casa loro” qui si fa concreto. Oltre ai bambini della scuola, lo mettono in pratica medici e infermieri, idraulici e falegnami in una catena silenziosa di altruismo che continua a bypassare gli egoismi e il “malpancismo” di certi politicanti.

“I nostri specialisti, tutti volontari, compresi i servizi tecnici, vanno giù per rendere l’ospedale autosufficiente. In Africa, quando si rompe qualcosa o te lo ripari o resta rotto per sempre”.

Intanto, grazie a “Lifeline Dolomites” e al coordinamento del dr. Visconti, l’ospedale di Chirundu è stato collegato con l’ospedale di Trento per la diagnosi a distanza.

“Nello Zambia l’ospedale è già cablato. Con Chinhoyi le difficoltà sono maggiori ma abbiamo intenzione di attuare un teleconsulto radiologico pure lì. A Trento abbiamo alcuni radiologi volontari che possono fare diagnosi a distanza e offrire, in tal modo, un aiuto ai colleghi africani. In questo progetto è coinvolta pure l’Azienda Sanitaria. Con grande generosità ci ha concesso in donazione alcune attrezzature dismesse. In Africa, il livello tecnologico richiesto è decisamente inferiore al nostro per cui le nostre apparecchiature eliminate, ma in buono stato, laggiù sono preziose. Anzi, sono persino più utili perché più robuste di quelle supertecnologiche. Proprio perché lontani dai centri specializzati, in Africa occorrono dei buoni muli”.

Passato Natale, i bambini delle scuole “Sanzio” riprenderanno a raccogliere piccoli oggetti, a costruire nuovi ciondoli, per un secondo giro di solidarietà. Il mercatino sarà allestito verso la fine dell’anno scolastico.

Intanto, suor Shyline ha promesso che, una volta diventata medico, farà visita ai bambini di Trento. La strada, certo, è ancora lunga. Ma Natale arriva ogni anno. Almeno finché ci sono i bambini che lo fanno vivere.















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