Giovanazzi il deluso: troppa antipolitica

«Non so se mi ricandiderò, devono chiedermelo i cittadini: ma quattro anni fa sono stato precursore del rinnovamento»


di Paolo Morando


TRENTO. A Nerio Giovanazzi la stampa non piace granché. Lamenta di essere troppo spesso interpellato non a proposito di sue proposte legislative, quanto piuttosto per parlare di indennità, trasparenza, situazioni patrimoniali dei consiglieri. E parla di citazioni di sue frasi fuori contesto che, in passato, avrebbero ingenerato equivoci e fraintendimenti. Con l’effetto di ritrovarsi di fronte cittadini (ed elettori) sconcertati. Sottoporsi dunque a un’intervista su “rottamazione” e dintorni non lo entusiasma. Ma alla fine, esaurita la premessa, alle domande non si sottrae.

Nel Pd Renzi vuole “rottamare” senza deroghe i parlamentari che hanno raggiunto il limite dei tre mandati, Veltroni annuncia di non ricandidarsi, D’Alema fa lo stesso. E lei, consigliere Giovanazzi, che siede in Consiglio provinciale da quasi vent’anni?

Io sono stato precursore del rinnovamento: alle ultime provinciali la mia lista era interamente composta da giovani, tutti bravissimi e con grande passione, ma è stata snobbata. Si parla tanto di rinnovamento delle istituzioni: ma se alle parole dovessero seguire i fatti, tutti quei giovani oggi dovrebbero trovarsi in Consiglio. L’elettorato in quella occasione non ha risposto. E la colpa è stata anche del sistema dell’informazione, che alla mia lista non ha dedicato l’attenzione che invece meritava.

Pensa di riprovarci il prossimo anno?

Francamente oggi sono deluso dalla politica. Guardo ai fatti: si è tanto discusso ultimamente di indennità, rimborsi, fondi ai gruppi e così via. Ma lo si è fatto solo per conquistare visibilità. Mentre io, lo ripeto, quattro anni fa sul tema del rinnovamento ero avanti di una legislatura rispetto a tutti coloro, consiglieri e partiti, che solo oggi ne parlano.

A parte l’eventualità di un bis della sua lista giovane, pensa personalmente di candidarsi alle provinciali?

Mi sto guardando intorno. Ma non ho mai visto tanta confusione. C’è un clima di sfiducia verso la politica e le istituzioni che non ho mai vissuto. E che mi mette in una situazione di forte disagio.

Vale a dire?

Non trovo più nella politica gli elementi che erano presenti quando è iniziata la mia esperienza nelle istituzioni. Oggi tutto è cambiato ed è impossibile sapere che cosa accadrà domani: la situazione è in continua evoluzione.

Significa dunque che non si ricandiderà?

Mettiamola così: nell’attuale quadro si sono persi di vista i significati profondi della politica e del ruolo delle istituzioni. E a queste condizioni no, io non gareggio.

Quindi la risposta è no, il prossimo anno non si ricandiderà.

Mi dispiace, ma non le rispondo. È una domanda che devono pormi i cittadini, gli elettori: non voglio che scelte del genere siano pilotate dall’informazione. Io mi sono sempre rivolto ai cittadini in modo diretto, li considero i miei primi interlocutori, poiché devo rappresentarli nelle istituzioni. Dalla loro risposta dipenderà la mia decisione.

Crede che oggi rinnovare le istituzioni sia necessario?

Il rinnovamento ci vuole, ma deve essere un processo naturale: non deve avvenire sotto la pressione di qualcuno o di qualcosa. Ai giovani va dato spazio. Io sono sempre stato animato dalla voglia di rendermi utile, ma tanti altri possono farlo mettendosi a disposizione. E credo comunque che ci sia spazio per tutti.

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