GIORNO DELLA MEMORIA La testimonianza e la salvezza: la Demattè racconta Etty Hillesum

Trento. L’attrice Angela Demattè ricorda Etty Hillesum al teatro Cuminetti



TRENTO. Etty Hillesum portò la luce della grazia nel campo di concentramento di Auschwitz. L’attrice Angela Demattè, trentina d’origine (di Vigolo Vattaro) e milanese di carriera, quella luce la porta a teatro. «Etty era un’ebrea non ortodossa - spiega la Demattè, domani e giovedì in scena al Cuminetti dalle 21 - faceva parte dell’élite intellettuale di Amsterdam. Scelse volontariamente di farsi spedire in un campo di smistamento, da dove fu caricata nel treno per il lager, per la morte».

«Cercando un tetto a Dio» non è uno spettacolo “tradizionale” sulla Shoah. «E’ legittimo ricordare per non far più ripetere l’orrore - dice la Demattè - ma nei suoi Diari prima e nelle lettere dalla prigionia poi la Hillesum fa un passo ulteriore: oltre a testimoniare la tragedia, si chiede come lei e ciascuno la possano affrontare. La risposta che sigilla un lungo percorso di ricerca interiore è nella scoperta di un’umanità nuova, l’umanità della grazia. E’ una traccia che questa donna passionale e sensibile, di formazione socialista, aveva individuato nella lettura di San Paolo. Non sappiamo se si convertì al Cristianesimo, sappiamo che morì tra il filo spinato dopo aver recuperato il difficile rapporto con i genitori, dopo aver sanato il suo instabile equilibrio di momenti euforici e depressioni. Morì sorridendo a una vita che lì, nel campo, era diventata meravigliosa».

Marina Corradi, editorialista dell’«Avvenire», ha ridotto in forma teatrale la gran mole di scritti della Hillesum, la compagnia Cantiere Centrale, che la Demattè anima con il regista Andrea Chiodi, ha prodotto un lavoro che si avvale delle musiche di Ferdinando Baroffio e dei movimenti scenici di Marta Ciappina. Un monologo, in cui Angela Demattè è interprete e voce in alcune canzoni yiddish.

«Il lavoro - riprende l’attrice trentina - è diviso in tre parti - Le prime due, Caos e Metamorfosi, sono il racconto di un’anima. La Hillesum esprime la sua crisi interiore, la ricerca di riferimenti e avvicina temi cristiani, come il perdono, e gesti cristiani, come l’inginocchiarsi. Solo la terza parte è ambientata nella realtà del campo, vista attraverso la lente di una coscienza pacificata». «Oltre alla testimonianza e alla denuncia - conclude la Demattè - con questo spettacolo vogliamo realizzare la nostra idea di teatro come partecipazione. Il teatro che mostra e fa condividere, che è storia e soprattutto è universale nella sua umanità».













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