«Fuga dei pazienti: colpa della Provincia»

Paoli della Cisl medici attacca l’Azienda sanitaria: «Chiudendo i punti nascita e diversi reparti periferici si incoraggia il fenomeno. Servono servizi e qualità»


di Luca Marognoli


TRENTO. La “fuga” dagli ospedali trentini? Per la Cisl medici è colpa della Provincia, che chiudendo punti nascita e reparti nei territori periferici, ha di fatto incoraggiato questo fenomeno, evidenziato da un rapporto pubblicato lunedì su “Il Sole 24 Ore”, che ha elaborato dati Istat e del ministero della Salute. Nel 2012 - secondo l’indagine - il 14% dei trentini è andato a farsi curare fuori provincia, mentre la sanità provinciale ha attirato un numero minore di pazienti extraregionali (il 10% dei ricoveri).

Nicola Paoli, segretario della Cisl medici, il sindacato più numeroso del Trentino, ha una esperienza che lo ha portato a contatto con diverse realtà della sanità trentina: endocrinologo ospedaliero a Verona, è stato poi direttore della casa di riposo di Trento, medico condotto in val di Fassa e ora di base in Valsugana. «Ricordiamo che Flor ha ricevuto un premio, oltre al lauto stipendio che già prende, e questo è il risultato», attacca. «Diversi milioni di euro vanno a finire fuori da Trento. Depauperando il territorio e i servizi nelle valli, la popolazione non sta a pensare al Not che verrà, ma va a cercarsi la risposta nella sede migliore più vicina. Il fatto che chiudano i punti nascita e diversi reparti, soprattutto periferici, determina automaticamente l'emigrazione in altre regioni».

Flussi in uscita ben noti: «Da Preore - precisa Paoli - non vanno ad Arco a farsi operare in ortopedia, ma a Brescia. Il Primiero, invece che a Cavalese, si sposta tutto verso Feltre. La stessa Azienda sa che c'è questa propensione: se vuole ostacolarla perché stipula convenzioni con Feltre? Analoga la situazione in val di Fassa, dove è endemica la patologia tiroidea per la mancanza di iodio nelle sorgenti acquifere e i pazienti sono obbligati ad andare a Bolzano, non essendoci un endocrinologo nel raggio di 60 chilometri. È comodo: hanno anche fatto le gallerie della val d'Ega...».

Per il sindacalista bisognerebbe puntare, oltre che sul mantenimento della rete territoriale dei servizi, sulla qualità delle prestazioni. «Siamo carenti delle grandi firme che c'erano 20 anni fa: i primari in gamba che avevamo li abbiamo persi, come Bianchi, Bisson e Castaman, l'inventore della protesi d'anca a Tione. Senza una campagna acquisti, la gente va a cercare i migliori, anche fuori regione».

Critiche anche al sistema di prenotazione: «Il famoso Rao, che ci sembra così ben fatto, obbliga a muoversi con la macchina, ma gli anziani non si spostano da Ala a Cavalese. Dobbiamo ringraziare i volontari che li accompagnano, restando però in un raggio ristretto. Non solo: a Borgo Roma, domani stesso ti danno un appuntamento, sempre in Veneto ci sono reparti interi che lavorano con le strumentazioni il sabato e la domenica, mentre fino a un recente passato a Egna facevano i raggi a tutti, senza appuntamento, dalle 8 alle 20».













Scuola & Ricerca

In primo piano