Fondi «doppi» ai partiti trentini

Oltre ai rimborsi del consiglio provinciale, dalla Regione quasi mille euro a consigliere. Per ora senza rendicontazione


di Paolo Morando


TRENTO. E i nostri consiglieri regionali, come se la cavano con i fondi a disposizione dei gruppi? Se lo chiedono in tanti, leggendo in questi giorni le notizie relative ai loro colleghi laziali, cronache sempre meno politiche e sempre più giudiziarie. La fotografia dell’esistente è fortunatamente ben lontana dagli sprechi romani. Feste, ostriche, champagne, denaro pubblico utilizzato per le spese più disparate: visto da qui, l’andazzo di Fiorito e soci sembra cosa dell’altro mondo. Senza dimenticare che appena pochi giorni fa il Consiglio ha approvato una decisa sforbiciata ai rimborsi chilometrici e alle diarie in caso di trasferte. E l’obbligo di rendicontazione di ogni uscita, peraltro in attesa che venga emanato un apposito regolamento, la cui definizione costituirà un buon banco di prova dell’effettiva volontà di trasparenza degli eletti. Ma anche i nostri consiglieri regionali, nel loro piccolo, hanno in dotazione somme tutt’altro che da buttar via. In alcuni casi, come vedremo, anche nettamente superiori alle reali esigenze dei gruppi.

I fondi per l’attività politica. Ogni gruppo consiliare riceve mensilmente 930 euro per ognuno degli iscritti, cifra il cui utilizzo è vincolato all’attività delle proprie funzioni: possono cioè essere spesi unicamente per svolgere attività politica. Il che di per sé significa poco: che cosa ne fa parte? Convegni, conferenze stampa, incontri, spese di rappresentanza: dentro ci sta un po’ tutto. In teoria insomma anche pranzi e bevute “Lazio-style”, oppure regali per così dire “istituzionali”: cravatte, orologi e chissà cos’altro. E il pensiero qui corre alle peripezie, un quindicennio fa, dell’autonomista Franco Tretter. Cinque anni di legislatura fanno 60 mesi, che moltiplicati per 930 fanno 55.800 euro. Per ogni consigliere. Che sono 70. Per un totale che sfiora i 4 milioni di euro. Che fine fa questo “tesoretto”? Viene speso tutto? Sorprendentemente, la risposta è negativa. E vi sono differenze sostanziali nel comportamento dei consiglieri trentini e di quelli altoatesini. Con questi ultimi caratterizzati, diciamo così, da una maggiore propensione alla spesa. Peraltro giustificata: a Bolzano, infatti, gli eletti dispongono di una dotazione minore in termini di personale, uffici e attrezzature informatiche rispetto a quello di Trento. E visto che i gruppi consiliari regionali si appoggiano sostanzialmente alle strutture di quelli provinciali, gli altoatesini si ritrovano di fatti costretti a utilizzare fino in fondo le risorse a disposizione. Mentre agli eletti trentini, maggiormente “dotati”, serve meno. Ed è una circostanza su cui il consigliere altoatesino di Unitalia Donato Seppi, che tra l’altro fa parte dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, ha più volte alzato la voce. Va detto che, a fine legislatura, ogni gruppo consiliare regionale deve restituire le somme non utilizzate. Accadrà senz’altro a quello del Pd, composto da dieci consiglieri (gli otto trentini più gli altoatesini Tommasini e Bizzo), che ad oggi non ha utilizzato ben 150 mila euro: è appunto l’effetto delle più che sufficienti strutture di cui dispone il gruppo consiliare provinciale trentino, il più numeroso a piazza Dante, e come tale il più fornito di dipendenti, uffici e quant’altro.

I rimborsi chilometrici. Il voto quasi unanime (58 sì, 3 no e 2 bianche) con cui martedì scorso a Bolzano il Consiglio regionale ha approvato il ddl della giunta su trattamento economico e regime previdenziale dei consiglieri avrà effetti solo dalla prossima legislatura. Ma saranno effetti concreti: a partire dalla cancellazione della diaria per trasferte di oltre 24 ore (ovviamente legate all’attività politica dei consiglieri) e dall’istituzione di un tetto massimo per i rimborsi delle spese di viaggio, fissato a 750 euro mensili. In precedenza i rimborsi chilometrici potevano arrivare anche a 3.200 euro al mese (per un massimo di 8 mila km) e l’indennità di missione era fissata in 119 euro al giorno, per un massimo che poteva anche arrivare a 21 giornate. Tetti smisuratamente elevati, per gli effettivi impegni fuori regione dei consiglieri: 750 euro mensili a testa possono bastare (e avanzare). E la speranza è che spingano i consiglieri a utilizzare sempre più mezzi pubblici (in primis il treno) per le proprie trasferte politiche. Fermo restando che dal taglio sono esclusi rimborsi chilometrici per raggiungere da fuori sede il Consiglio regionale o le commissioni nei giorni di seduta.

La rendicontazione. Finalmente obbligatoria, riguarderà sia l’utilizzo dei fondi per l’attività politica, sia i rimborsi spese in caso di trasferte. L’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale avrà ora tre mesi di tempo a disposizione per metterne a punto il regolamento, che dovrà indicare in particolare le specifiche categorie di spese ammissibili e, di conseguenza, le pezze d’appoggio che i consiglieri dovranno esibire. E qui, a chiusura del cerchio, ritorna la questione dei pranzi luculliani dei colleghi laziali. In altre parole: quei 930 euro potranno essere spesi tutti a tavola? O piuttosto andrà prevista una suddivisione in quote proporzionali tra spese di rappresentanza, iniziative istituzionali e, appunto, l’inesorabile capitolo di spesa delle tavolate politiche preelettorali?

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano