«Ex Artigianelli, danno da 10 milioni» 

La procura della Corte dei Conti. Invito a dedurre per Ugo Rossi e la sua giunta per la decisione, nel 2014, di cedere gli uffici di piazza Fiera ai Pavoniani in cambio del complesso (in stato di abbandono) a Susà di Pergine. L’indagine partita da una denuncia anonima ma dettagliata



Trento. Un danno erariale da oltre 10 milioni di euro. Diviso in parti uguali fra gli otto assessori della giunta di Ugo Rossi del 2014. E quindi assieme all’ex presidente, Alessandro Olivi, Mauro Gilmozzi, Sara Ferrari, Donata Borgonovo Re, Michele Dallapiccola, Tiziano Mellarini, Carlo Daldoss sono chiamati a risarcire la Provincia di oltre un milione e 258 mila euro a testa (ma - va ricordato - siamo all’invito a dedurre della procura della Corte dei Conti, quindi in fase assolutamente preliminare e tutti avranno la possibilità di controdedurre alle accuse).

La permuta

La vicenda è quella della permuta fra l’ente pubblico è l’istituto Pavoniano Artigianelli (la dicitura esatta è Provincia Italiana della Congregazione religiosa dei Figli di Maria Immacolata) di due edifici. Da una parte la Provincia cedeva l’edificio al civico 4 di piazza Fiera (all’epoca ospitava gli uffici del servizio personale della Provincia stessa) in cambio del compendio ex Artigianelli di Susà di Pergine. Compendio di 20 mila metri quadri solo di edifici da tempo in stato di abbandono e attualmente in stato di abbandono. Una permuta che - sulla carta - appare a favore della Provincia. Erano state fatte delle perizie prima della permuta che avevano fissato in 4.251.000 euro il valore degli spazi di piazza Fiera (che hanno anche come “accessorio” 24 parcheggi) e in 5.742.000 euro il valore del complesso di Susà.

La denuncia

Tutto a posto quindi? Non la pensa così la procura contabile. E non è la sola. A dare l’avvio alle verifiche che hanno portato all’invito a dedurre è stata una denuncia anonima ma molto dettagliata. E ci sono state anche delle interrogazioni (come quella del 5 Stelle Degasperi e di Cia di Agire) che hanno sollevato dubbi sulla regolarità della permuta. Le indagini sono state fatte e hanno portato alla quantificazione di un danno erariale che supera i 10 milioni di euro. Cifra che fa impressione e che è il frutto di due diversi analisi.

La motivazione

Gli uffici di piazza Vittoria della procura contabile hanno rilevato l’assoluta mancanza di motivazione nella delibera (del 22 dicembre 2014) che ha portato alla permuta. Non c’è indicata la ragione per cui il complesso di Susà di Pergine era importante per l’ente pubblico. Tanto da permutarlo con un edificio di oltre 1000 metri quadri in una zona più che centrale come quella di piazza Fiera. Un edificio, quest’ultimo (contiguo ad un edificio già in uso dagli Artgianelli) funzionale e funzionante, in cambio di un altro, quello di Susà al momento inservibile. E in una posizione più “isolata” e meno servita. Secondo la procura della Corte dei Conti la motivazione per l’ente pubblico è imprescindibile perché deve rispondere ai criteri di trasparenza degli atti. E negli atti analizzati, la motivazione non sarebbe stata trovata. All’Agenzia del territorio è stata quindi chiesta una valutazione dei due immobili che ha ricalcato quella fatta dagli uffici della Provincia un anno prima. E quindi 4.260.000 euro per piazza Fiera e 6.070.000 euro per Susà. Quindi il primo danno erariale riscontrato è quello rappresentato dal valore degli uffici di piazza Fiera. Ma c’è anche la seconda parte.

L’affitto dell’ex Cassa Malati

Il ragionamento della procura contabile è che nel danno erariale va conteggiato anche la spesa (che prima non c’era) per prendere in affitto degli spazi dove far traslocare il servizio personale della Provincia con tutti i suoi dipendenti. La scelta era quindi caduta su palazzo Verdi che altro non è che l’ex Cassa Malati di piazza Venezia. Un edificio dove sono confluiti diversi uffici e per il quale la Provincia paga un affitto di un milione e 100 mila euro. E questa è la cifra che viene contestata nelle voci di danno all’ex giunta Rossi (Zeni, all’epoca della decisione non aveva ancora preso il posto di Borgonovo Re). Calcolando quindi le spese sostenute dal 2015 ad oggi per pagare il canone, si arriva a 5 milioni e 800 mila euro. E si arriva così al conto finale, al danno che è stato contestato agli otto ex assessori provinciali: 10.068.000 euro.M.D.













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