Eremo riparte e “cambia pelle” 

La Fase 2 della casa di cura. Dopo l’emergenza Sars-Cov-2 che aveva contagiato pazienti e operatori, la struttura si è svuotata e ora guarda al futuro con nuove opere. 18 milioni di investimento per l’adeguamento antisismico, il sovralzo di un piano, il parcheggio multipiano ed Eremo 2


Nicola Filippi


Arco. Il 9 marzo scorso, giorno del primo contagio conclamato di Sar-Cov-2, la casa di cura Eremo si è chiusa. A riccio. Da quel giorno in poi nella struttura sanitaria accreditata con l’Azienda sanitaria è stato fatto «un lavoro immane» per curare i pazienti malati di Covid e nel frattempo svuotare la struttura. «Il primo di maggio abbiamo dimesso l’ultimo paziente Covid e quindi siamo ripartiti da zero - racconta l’amministratore delegato, Sergio Fontana - il 2 di maggio sono ripresi i ricoveri. Ad oggi siamo a 92 pazienti presenti». Oggi Eremo conta 164 dipendenti e una novantina di specialisti in libera professione. Sono ripartiti tutti i reparti: riabilitazione motoria e riabilitazione cardiologica. Con una novità: la riabilitazione neurologica, da reparto “misto” con la motoria, ora è stata scorporata. Per un obiettivo, ambizioso. «Creare un reparto dedicato alla riabilitazione neurologica “spinta” - illustra l’ad Fontana - anche in piena emergenza Covid, come è stata presentata al presidente Fugatti, la pianificazione dei nostri investimenti da 18 milioni di euro da qui ai prossimi quattro anni, non si è mai fermata». In 45 giorni Eremo ha cambiato pelle: sono stati dimessi tutti i pazienti, è stata messa in sicurezza la struttura, e ha visto la nascita di una nuova struttura prefabbricata.

Il piano lavori.

Il primo step sarà l’adeguamento sismico della struttura, «opera non dovuta, che di fatto è molto sentita sia come precauzione e preservazione di un patrimonio della famiglia sia per adeguarlo anche dal punto di vista strutturale come un edifico ex novo», spiega Fontana. Il nuovo piano sarà dedicato solo all’attività diurna di diagnostica cardiologica e riabilitazione cardio. «Per costruire il nuovo piano la previsione era perdere posti letto nel corso di questa ristrutturazione, perché si deve intervenire internamento ed esternamente per la parte sismica - racconta l’ad Fontana - Per questo abbiamo progettato, concordato con l’assessorato, una struttura, collegata all’Eremo, dove ospitare di volta in volta le stanze che per l’adeguamento sismico fossero sospese dall’attività».

I confini chiusi.

Staccata la concessione edilizia a fine ottobre per l’ampliamento e sopralzo, a dicembre viene chiuso un accordo per il prefabbricato. «Alla fine di febbraio, quando doveva arrivare il primo blocco, ci siamo trovati nell’esigenza di allestire la struttura per altro scopo. I prefabbricati sono arrivati in Italia con modi rocamboleschi, dopo la chiusura dei confini di Germania e Austria. Sono arrivati solo grazie alla Slovenia che ha mantenuto aperto un corridoio sanitario, per la logistica ospedaliera». Fontana spezza una lancia a favore di tutte le aziende trentine: «Devo dire ci hanno dedicato giorno e notte alla costruzione e messa in utilizzo della costruzione, nemmeno uno, dall’ultimo degli operai ai responsabili, ha avuto una remora a lavorare. In questo cantiere hanno lavorato più di sessanta persone. Nessuno si è ammalato».

Il nuovo “ Triage”.

Il 2 maggio ha aperto i battenti la nuova appendice di Eremo, «quella che noi chiamiamo Triage, di fatto è diventata la porta di accesso alla struttura - spiega ancora Fontana - Da lì sono passati tutti i pazienti che per le varie patologie, prima di entrare nella struttura il tempo necessario per sierologici tampone ed eco polmonare. Abbiamo una routine molto ossessiva ma prudenziale».

Le prospettive.

Nonostante le nubi sulla sanità mondiale, «la nostra intenzione - conferma Fontana - è quella di andare avanti con gli investimenti e siamo sicuri che tutto tornerà alla normalità. Io per natura sono ottimista. Se non si investe e non si crede in quello che si fa non si va più avanti».

Decisioni importanti.

Dal 9 al 14 marzo l’Eremo è stato stravolto: «Il comitato di crisi, coordinato dal dottor Andrea Pellegrini, che ha fatto un lavoro eccezionale, in un fine settimana ha ripensato la struttura, dai layout, ai percorsi interni e agli spazi per il personale». Grazie anche alle caposala e alle infermiere. «Come Marina Galli, per 18/19 ore al giorno, per settimane, sempre in prima linea». Grazie anche alla Provincia: «L’ingegner Raffaele De Col, che ringrazio pubblicamente, ci ha permesso di usare Villa Bollezzoli, che appartiene alle suore Comboniane, per ospitare il nostro personale che non voleva contagiare la propria famiglia. Eccezionale. Lui ha capito al volo la nostra esigenza, ha capito l’emergenza e ha preso decisioni e le ha messe in atto subito. Questo è un po’ forse la marcia mancante all’Italia di oggi, ormai troppo burocratizzata e che non riesce più ad andare avanti».

Ampliamento est

«Eremo due, che sorgerà dove ora c’è il parcheggio, dovremo rivederlo - ammette Fontana -. Come volumi e destinazione del layout alberghiero, come camera di degenza. Ma la propreità è convinta: Eremo diventerà uno dei centri più importanti d’Italia per la riabilitazione neurologica».

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