Equitalia pignorata da due malati di epatite C

Debito dello Stato da 240 mila euro. Uno dei due è morto: aspettava da vent’anni il vitalizio previsto dalla legge per chi contrae la patologia dalle trasfusioni


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Aspettano quei soldi da vent’anni. Uno di loro è anche morto prima di vederli. E anche adesso la sua famiglia per averli ha dovuto pignorare Equitalia. Così, per una volta, il terrore dei contribuenti, passa dall’altra parte, nel ruolo del debitore inseguito dal creditore. E’ quello che accade dopo la doppia richiesta di pignoramento da parte di due pazienti trentini che hanno contratto l’epatite C in seguito a trasfusioni di sangue. La legge 210 del 1992 prevede che lo Stato versi un vitalizio di circa 600 euro al mese a chiunque contragga malattie come l’epatite C o l’Aids tramite trasfusioni. Si trattava del riconoscimento del diritto a una sorta di riparazione per chi aveva contratto la sua malattia a causa delle scarse conoscenze dell’epoca su malattie fortemente invalidanti o, addirittura, mortali. Un aiuto che lo Stato concedeva a chi si trovava a convivere con patologie che richiedono cure costosissime. Peccato che ai buoni propositi del legislatore non seguano i fatti. Così le domande di indennizzo vengono quasi tutte respinte dallo Stato che si impegna in guerre giudiziarie lunghissime contestando l’origine della malattia e poi, una volta perso in Tribunale, non paga. E‘ quello che è accaduto anche nel caso dei due trentini che hanno dovuto pignorare la società di riscossione dello Stato. Il primo di loro non ha fatto neanche in tempo a farlo di persona, visto che è morto pochi anni fa, quando la battaglia giudiziaria era ancora in corso. Per lui hanno dovuto agire gli eredi.

La sua è una storia particolarmente drammatica. Si tratta di un assicuratore deceduto a 48 anni. Da anni era affetto da una grave patologia ai reni. Proprio a causa di questa patologia doveva subire continue trasfusioni. Circa vent’anni fa ha contratto l’epatite C. Una malattia infettiva che può sviluppare cirrosi o tumore al fegato. L’uomo, dopo essersi reso conto di aver contratto la malattia ha chiesto al tribunale di Trento il riconoscimento del nesso di causalità con la trasfusione e, quindi, il versamento del vitalizio. Il giudice del lavoro Giorgio Flaim ha riconosciuto il diritto all’indennizzo del malcapitato. Adesso il loro avvocato deve pignorare Equitalia. Si tratta della procedura che tecnicamente viene chiamata pignoramento presso terzi. In altre parole, visto che Equitalia incassa i tributi per conto dello Stato ed è sicuramente solvibile, il creditore dello Stato si rivolge a lei per vedere soddisfatto il suo credito. Toccante anche la storia dell’altro trentino che ha dovuto rivolgersi alla giustizia per vedersi riconosciuto il diritto all’indennizzo. Si tratta di un sessantenne, costretto in sedia a rotelle per una gravissima patologia. Anche lui ha contratto l’epatite C a causa delle trasfusioni necessarie per curarsi. Anche lui ha vinto la causa davanti al giudice Giorgio Flaim. E anche lui non ha visto il becco di un quattrino. Il tempo è passato e il conto è arrivato a 80 mila euro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano