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Ecco la boutique di moda araba. La prima in Italia

Dai vestiti variopinti alle tuniche nere fino ai «push up» I titolari: «Donne non più costrette a comprare all’estero»


di Daniele Peretti


TRENTO. Retaj è il primo negozio di abbigliamento femminile arabo in Italia. A Trento lo ha aperto da circa un mese Nesma: ventisette anni, una laurea di assistente sociale ottenuta all'università del Cairo, ma anche mamma di due bambini, ha deciso di aprire un negozio di abiti, accessori e intimo praticamente solo per donne musulmane. «Si vende anche alle italiane perché qualche capo è adatto anche alla vostra moda, ma noi puntiamo ad una clientela esclusivamente fatta dalle nostre donne». Colori variopinti e vivaci, opposti a tuniche nere sulle quali anche gli ornamenti sono comunque scuri. Se l'abito è scollato, le donne arabe indossano una maglietta di cotone leggero a manica lunga. Ed anche se si tratta di una cultura del tutto diversa, anche la donna musulmana ama i vestiti eleganti, coprirsi il capo con veli di colori diversi. «Succedeva - interviene il marito laureato in educazione fisica - che quando si tornava a casa le nostre donne facevano shopping in quantità, perché in Italia non c'era nessuna possibilità d'acquisto. Invece adesso hanno un'alternativa, oltretutto a costo minore. Importando direttamente dalla Turchia, Egitto ed Arabia il nostro prezzo di vendita è più basso».

Il motivo dell'apertura del negozio, che si trova al numero 37 di via Lunelli, è una reazione alla crisi. Il marito ha una ditta artigianale di cartongesso, ma di questi tempi il lavoro è poco. Allora Nesma ha deciso di prendere in affitto un locale sotto casa («così con i figli non ci sono problemi») e di provare a dare una mano al bilancio familiare. Dopo un mese da un'apertura fatta praticamente senza pubblicità («solo qualche volantino nei nostri luoghi di ritrovo») il bilancio è soddisfacente: «Ci faremo conoscere un po’ alla volta e siamo convinti che il giro d'affari, aumenterà. Sul parcheggio condominiale spazio alle vetrine, l'ingresso è laterale e quasi nascosto. Le vetrofanie parlano di un outlet di moda araba, proposta all'interno di un locale con poca luce nella parte espositiva, che si fa più intensa davanti agli sgabuzzini di prova, per assumere una tonalità diversa in corrispondenza della cassa.

Gli espositori sono forzatamente molto alti, per contenere la lunghezza dei vestiti e così viene a mancare ancora di più, la luce. Ma l'effetto c'è. La vivacità dei colori gioca di riflessi e così i capi si possono vedere lo stesso. Di lato, dietro la cassa, c'è la zona riservata all'intimo, che sinceramente ha poco da invidiare ai negozi occidentali: solo reggiseni push-up dai diversi colori e fantasie ed anche leopardati, sinceramente una sorpresa. Molto colorati anche i braccialetti e le collane, meno gli anelli. «Anche le nostre donne amano vestirsi eleganti, ma non sono abituate ai vostri vestiti. Anche in casa preferiscono le tuniche, ai pantaloni. Solo che fino ad oggi in Italia non si trovava nulla. Abbiamo vestiti di tutti i tipi, esclusi quelli religiosi come sarebbe il burka, secondo la nostra moda. E che il mercato degli abiti femminili arabi sia in espansione, lo conferma il fatto che si iniziano a trovare anche nei circuiti dei mercatini dell'usato».

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