«E se Villa Rosa diventasse una cantina?»

L’idea dell’architetto Giovannini per la struttura (vuota) tornata di proprietà della Provincia che ne ha sbarrato l’accesso


di Roberto Gerola


PERGINE. Villa Rosa (meglio sarebbe parlare di “Villa Giulia”) lo storico edificio sullo “Zucar” è destinato a “cattedrale” senza futuro, al pari di altri siti? Purtroppo ci sono tutte le premesse.

Recentemente è entrato a far parte del patrimonio della Provincia con una delibera della giunta che ha rimosso il vincolo di destinazione sanitaria, ma rimane quello previsto dal Pup, e cioè “area di pubblica utilità” e per cambiare tale destinazione deve essere interessato il Comune di Pergine e passare attraverso il consiglio comunale. Il secondo aspetto significativo è “fisico” nel senso che la strada di accesso è fisicamente sbarrata. Il terzo aspetto riguarda il futuro del complesso: dopo oltre 30 anni di fiumi di parole sulla chiusura del complesso con trasferimento dell’attività nel nuovo Villa Rosa, non si è mai discusso sul cosa farne. E anche qui, Pergine deve poter dire la propria. Inoltre, una piccola parte (con edificio) dovrebbe essere di altro proprietario (la Comunità di valle).

In origine, era appunto Villa Giulia: era il 1912 quando il Baumeister Eduino Maoro la costruì per soddisfare il desiderio del “marchese” Vittorio Napoleone Dallarosa (tornato dalle Americhe) di avere un lussuosa dimora in collina. Tra l’altro in quell’occasione venne chiuso un passaggio pubblico che la comunità locale rivendicò fino in tribunale ottenendo ragione (e fu riaperto). Ora, la Provincia è tornata a chiudere quel diritto di passo pubblico sulla strada che collega la ex strada statale (dal Ponte Regio) per salire appunto alla villa e proseguire per allacciarsi (passando dal Lago Pudro) alla strada che (sull’altro versante) sale dal centro sportivo a Casalino e quindi a Canzolino. In sostanza, il collegamento è stato interrotto.

La prospettiva di “Villa Giulia”. C’erano 30 anni per discuterne e studiarne un possibile riuso. Per la verità, periodicamente, era stato parlato di sede staccata universitaria, albergo, addirittura casinò. Ma l’argomento non era mai stato affrontato seriamente. Sembra comunque esclusa la possibilità di una qualche attività a conduzione pubblica: troppi gli esempi fallimentari anche sotto casa. Per qualche considerazione sulle prospettive del complesso, ci siamo rivolti all’architetto Renzo Giovannini (da tempo studioso di tutta la zona). «L’evoluzione dell’intera collina è sotto’occhio di tutti - ci diceva ieri - e i terreni attorno (tutti privati) sono sostanzialmente coltivati a vite; “Villa Giulia” potrebbe costituire il punto di riferimento come “cantina” (con tutto le attività che il settore comprende) per l’intera zona comprendendo anche le vicine coltivazioni di Serso e Viarago».

Come dire, che l’ente pubblico ceda il tutto al privato e aiuti chi si assume l’onere di recuperare un patrimonio storico non indifferente, alla luce anche del progetto relativo al recupero (pure di iniziativa privata) della zona con edifici e terreni sempre sullo “Zucar” sull’altro lato della strada di accesso.













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